TANTI AUGURI DI CUORE A TUTTI VOI. ARRIVEDERCI A PRESTO E BUONE FESTE. UMBERTO
Quando il gioco si fa duro i duri cominciano giocare!
Ce la faremo anche stavolta! Buon 2014
foto di Mario Rebeschini
Gli auguri della fotografa Patrizia Pulga


Gli auguri del fotografo Carlo Vannini

Credo che nella vita degli uomini sia molto importante il “ricordare”… la memoria del nostro “passato” viene sempre “dimenticata” e la storia troppo spesso viene cambiata e manipolata da chi detiene il potere.
“memento”
I valori di solidarietà e convivenza civile li abbiamo sostituiti con l’interesse personale, i valori che si trasmettevano ai figli sono stati sostituiti dal: “fatti furbo”… ” tanto tutti fanno cosi, adeguati”… ” sono tutti uguali”…” tanto tutti rubano”… Vediamo genitori spingere i propri figli e figlie verso traguardi dettati solamente dai simboli e dalle icone della televisione, della moda e dello sport, dove la cosa più importante è l’apparenza, più importante ciò che sembra piuttosto di ciò che è… xfactor… le ambizioni al successo solo ed esclusivamente personale… il coltivare questi sentimenti credo sia alla base della nostra mancanza di senso civile e delle ingiustizie sociali.
Retorica?
Personalmente credo nella condivisione e nella collaborazione. Sono capitato casualmente su questa lettera di Tolstoi, e vorrei augurarvi Buon Natale e Buon Anno rendendovi partecipi di queste parole. “Tutti pensano a cambiare il mondo, ma nessuno pensa a cambiar se stesso”
“Solo voce, solo alito di vento sono. È la prima volta che rivengo qui, sulla terra, dopo lungo errare. Un secolo oramai è passato; quanti sguardi mi sono perso, quante lacrime, e battaglie. Ricordo gli ultimi tempi nella nostra villa, una villa immensa, piena di betulle, stagni, fili d’erba. Erano anni ormai che avevo deciso di lasciare ogni mondanità, ogni convenzione borghese che mi apparteneva, purtroppo, dalla nascita. Se mi guardo indietro niente mi sembra piccolo, a misura d’uomo; tutto invece è stato abbondante, titanico, oltremisura. In questa nebbia mi appari tu, Sofia, moglie devota e paziente, tu che mi hai donato tredici figli, tu che mi hai sopportato fino alla fine. Tu ed io diventammo bianchi insieme, come artide e antartide. E di questo ti ringrazio. Io capivo le tue ragioni, sai, quando litigavamo negli ultimi tempi per le questioni inerenti l’eredità. Comprendimi, come potevamo noi, già naviganti nell’opulenza più lorda, preservarci ancora, tenerci tutto per noi, senza motivo?
La decisione di dare tutti i diritti delle mie opere al popolo russo è stata un’aprirsi in petto di ogni cosa fino ad allora accumulata. Tutto il bene del mondo. La coltre di nebbia si diradò all’istante, e capii finalmente la mia missione, il mio scopo su questa terra. Donarmi agli altri, toglierli dalla miseria, dalla fame, dai marciapiedi della vita. Ricordi il viaggio che feci tempo prima proprio nella capitale? Ebbene, nell’istante in cui vidi quei poveri malfamati sul ciglio della strada, i visi tumefatti, la pelle sporca, i capelli arruffati, gli sguardi bui, percepii una fitta al cuore, la vergogna d’essere complice di quell’assassinio, io, essere umano come loro.
E poi la guerra, la miseria che ne deriva, il popolo oppresso dai governanti di sempre, avevano ridotto il mio Paese a una sterminata valle di stracci consunti, silenzi di tomba e denti mancanti.
È che non ce la facevo a vedere uomini soli, la realtà travisava ciò che il mio cuore invece urlava, e così decisi di percorrere all’indietro un cammino di redenzione, di distacco completo da tutto ciò che mi legava ai valori della società di allora.
Ma cosa vedo ancora? Nulla è mutato. Tutto si ripete, questa ciclicità di ipocrisie e falsi buonismi è ancora la melma nella quale navighiamo affogando; vi vedo disgiunti, come tanti insetti impazziti, ognuno col suo proprio destino e null’altro. Perché avete dimenticato di tendere la mano a chi vi sta vicino? Vedete che da soli non ce la farete mai. Come potete essere così ciechi, deviati dal vostro ego, voi creature infinitesime d’un universo in espansione? Guardate come siete esangui, facce consunte avete, e occhi vitrei che vagano a passeggio col proprio io. Iniziate a morire ormai; questo succede quando gli uomini non riescono a mettere radici negli altri, quando antepongono quello che hanno a quello che realmente sono, cioè particelle d’amore.
Anche l’amico Ernest, dopo di me, lo diceva spesso, che l’amore è l’unica cosa che riesce a farti dimenticare anche solo per un istante la morte, l’aridità del non esistere.
Non ci potevo credere negli ultimi tempi, quando sentivo parlare intorno a me dell’ “essere tolstoiani”; non riuscivo a credere di aver iniziato qualcosa. Vedevo giovani promettenti, belle fanciulle, uomini dotti, che venivano da me per aprirsi, per liberarsi di sé, per aiutare chi non ce la faceva.
“Anarchia cristiana” la chiamarono i miei detrattori. Stupidi esseri, inconsapevoli che unico mio volere era la fratellanza, l’amore sofferto, il sorriso di un nemico, il bacio di un figlio. Solo così, coltivando l’amore, ero sicuro, e lo sono ancora, che possiamo ritornare nel tutto cosmico che ci circonda colmi della grandezza ricevuta in dono in questo mondo.
Perciò uomo, prodigati anche nel tuo piccolo, affinché la sfumatura dei tuoi gesti plasmi a poco a poco questo mondo informe d’amore.
Lev Nikolàevic Tolstoj (1828-1910)
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CARLO VANNINI fotografo
Fotografie di Opere d’Arte,Architettura,Arredamento
Via Mentana , 9 42100 Reggio Emilia
+39 0522/435194 335/6912096
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