Nel corso del Festival dell’Unità che si è tenuta a Parco Nord nei giorni scorsi a Bologna ha avuto luogo una proiezione di Francesco Conversano e Nene Grignaffini “la rosa dei nomi il nome della rosa ” un film che indaga sul successo internazionale del libro di Umberto Eco, va detto magistralmente reso cinematografico da Jean Jacques Annaud e adeguatamente premiato dal successo e dai record di pubblico e incassi.
I fuori scena interrogano Dante Ferretti e il suo impegno , è infatti considerato uno dei migliori scenografi del mondo e non si smentisce nemmeno in questo caso, ricordo gli interni che sembrano un quadro di Escher , parla il regista J.J. Annaud allora giovanissimo, ma sopratutto questa visione ci permette di ascoltare l’indimenticato prof. Umberto Eco che parla della sua opera con la sua verve propositiva e quando gli chiedono spiegazioni sul titolo, lui da vero semiologo ribalta la domanda, e naturalmente non svela perchè il film si chiama così dice che abitualmente, quando va in ferie invece di una località turistica lui va a spasso per il Medioevo. (Anche se poi, va detto, la rosa rivela un suo enigma dischiuso è usata come meditazione nelle filosofie orientali “Il monaco che vendette la sua Ferrari”) . Il docufilm fa ascoltare il produttore, gli attori, i truccatori mostrando la splendida creazione attorno ai contenuti .
Vengono intervistati gli attori, alcuni sottoposti ad un processo di vero imbruttimento espressionista e funzionale alla parte, va anche detto che l’ordine domenicano era dubbioso, i domenicani erano dipinti brutti e i francescani belli (a loro dire) e tutte le altre leggende metropolitane che sorgono accanto ad un libro e ad una relativa traduzione cinematografica di grande successo. E che, sopratutto, non smette dopo tanti anni di porre nuove domande. Grazie Umberto Eco !
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