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Archive for marzo 2022



Bologna, 25 marzo 2022 -Si svolge dal 7 al 15 maggio 2022 la decima edizione di ART CITY Bologna, il progetto di alleanza culturale nato dalla collaborazione tra Comune di Bologna e BolognaFiere per affiancare con mostre, eventi e iniziative speciali l’annuale svolgimento di Arte Fiera e proporre un’originale esplorazione di musei e luoghi d’arte in città.

Dopo la decisione di posticipare alla stagione primaverile la tradizionale edizione di fine gennaio della più longeva fiera d’arte italiana a causa dello scenario pandemico, ART CITY Bologna conferma lo spirito collaborativo consolidato con la manifestazione fieristica, riposizionandosi per il secondo anno consecutivo nel mese di maggio, dopo l’apprezzata edizione sperimentale organizzata nel 2021.        

Coordinato dall’Area Arte Moderna e Contemporanea dell’Istituzione Bologna Musei sotto la direzione artistica di Lorenzo Balbi, il programma offrirà un ricco calendario di inaugurazioni e aperture straordinarie a partire da sabato 7 per proseguire fino al weekend successivo, in concomitanza con Arte Fiera prevista dal 13 al 15 maggio 2022.

Il nucleo principale di ART CITY Bologna è costituito da un Main Program articolato in uno Special Project e in una serie di progetti curatoriali che spaziano tra le più diverse pratiche artistiche contemporanee. Il calendario includerà inoltre le proposte di museifondazionispazi istituzionali, Associazione Gallerie Bologna (Confcommercio Ascom Bologna)spazi espositivi gallerie indipendenti della città.
In uno scenario che continua ad essere plasmato dagli esiti della crisi pandemica, ART CITY Bologna 2022 parte da una necessaria ridefinizione delle modalità di condivisione dello spazio pubblico e da una riflessione sulle mutevoli dinamiche di relazione interpersonale. Le opere si estenderanno in azioni, mostre e installazioni site specific che abiteranno luoghi consueti e inusuali, generando narrazioni e nuove interazioni.

I luoghi
Tra le cifre più distintive di ART CITY Bologna vi è da sempre l’intento di riportare all’attenzione di un vasto pubblico luoghi spesso non deputati all’arte – tra i più interessanti, raramente accessibili o sconosciuti della città – riscoperti dagli interventi degli artisti invitati a relazionarsi con le loro specifiche identità.
Anche in questa edizione i contesti di azione spazieranno tra le più diverse tipologie: da luoghi simbolici per eccellenza della storia civica come Piazza MaggiorePalazzo d’Accursio e la Pinacoteca Nazionale di Bologna, a palazzi di grande pregio riconvertiti in contenitori culturali – come Palazzo De’ Toschi con la Sala Convegni Banca di Bologna, Alchemilla a Palazzo Vizzani, l’Oratorio di San Filippo Neri di proprietà della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e il Centro di Ricerca Musicale – Teatro San Leonardo – a un prezioso tesoro architettonico come il Padiglione de l’Esprit Nouveau realizzato su progetto di Le Corbusier fino allo scrigno verde del Sistema Museale di Ateneo, situato nel cuore della zona universitaria, come l’Orto Botanico ed Erbario.
L’edizione 2022 sarà inoltre connotata da una dimensione territoriale più ampia e policentrica che estenderà la costellazione diffusa di eventi verso l’area metropolitana.

L’identità visiva
Come per l’edizione 2021, l’ideazione e lo sviluppo dell’identità visiva sono stati affidati agli artisti Filippo Tappi e Marco Casella che sono partiti dalla stella, segno grafico che lo scorso anno ha guidato i visitatori insieme a Peter Pan, che quest’anno trema, sfuma, si moltiplica.
Lo sfondo di ART CITY 2022 è Bologna stessa, vista come una galassia nella quale ogni cosa accade: un agglomerato di pianeti iridescenti, stelle pulsanti, materia oscura, pulviscolo, che danza indisturbato al ritmo astronomico. In questa galassia miriadi di eventi entrano in contatto, si sovrappongono, si fondono, si fanno eco, si moltiplicano. Il rumore della città, delle sue strade, dei portici, dei colli e delle persone che l’attraversano è il rumore di fondo di una galassia che nelle giornate di ART CITY è attraversata da oggetti non identificati, bagliori anomali, mondi atomici che appaiono e scompaiono, suoni mai sentiti, battiti e segnali che transitano per qualche ora e poi spariscono.
La stella viene declinata in una serie di forme e di colori che cambiano di frequenza, accompagnandola a un’esplosione, un bagliore evanescente, motore di trasformazione. Lo segue un essere vivente, organico, che ribadisce la varietà del mondo dei segni, un essere dalle linee più morbide, che porta con sé i suoni ovattati degli ambienti marini. Ultimo elemento dell’identità visiva è la scia di un viaggio alla velocità della luce, in cui segni iniziano a moltiplicarsi e a confondersi con lo sfondo.

La proposta artistica del Main Program
Lo Special Project di ART CITY Bologna è un progetto che, a partire dall’edizione del 2018, invita il pubblico a immergersi in vere e proprie opere d’arte viventi, proseguendo così quell’avventura ambiziosa nella produzione e presentazione di lavori degli artisti più interessanti e importanti del panorama internazionale, invitati a immaginare i loro interventi per i luoghi più rappresentativi di Bologna.
Per l’edizione 2022 è stato invitato Tino Sehgal, uno degli artisti più radicali che siano emersi negli ultimi anni, Leone d’Oro all’Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia nel 2013. Le sue opere sono autentiche sculture viventi, coreografie di persone in movimento che generano situazioni insolite, a volte surreali, con cui il pubblico è invitato a confrontarsi. L’intervento, a cura di Lorenzo Balbi, promosso da Istituzione Bologna Musei | MAMbo col sostegno di Gruppo Unipol in collaborazione con Bologna Welcome, che l’artista ha pensato e ideato appositamente per Piazza Maggiore – da secoli luogo di incontro e scambio, circondata da palazzi medievali e dall’imponente Basilica di San Petronio – vedrà la partecipazione di 45 tra ballerini e interpreti, i cui corpi e gesti verranno utilizzati da Sehgal come materiale artistico e umano per comporre una grande opera, un’occasione unica per vivere l’arte in termini di esperienza sociale di scambio reciproco. Il cuore di Bologna farà così da cornice ai corpi degli interpreti, che si muoveranno nello stesso spazio del pubblico, che diventerà non solo fruitore ma anche protagonista di questa coreografia umana, ricca di riferimenti alla storia e al passato.
Quella di Sehgal è un’arte senza oggetti: alla base del suo lavoro vi è infatti una profonda riflessione sul valore e sullo spazio dell’arte visto e vissuto come esperienza diretta e fisica dell’opera; come esercizio che non prevede documentazione o riproduzione di alcun tipo. Il suo obiettivo è quello di sovvertire i sistemi economici e processuali legati all’industria dell’arte, creando dei veri contro-modelli di situazioni che nascono e svaniscono senza lasciare tracce fisiche da vendere sul mercato, ma solo esperienze per il pubblico da vivere. L’artista, in dialogo con il curatore, incontrerà il pubblico in un evento promosso da CUBO Museo d’impresa del Gruppo Unipol.

Sono otto Main Project curatoriali, prodotti e realizzati appositamente per la manifestazione e costruiti in relazione ai luoghi che li ospitano. Artisti emergenti come Benni BosettoKipras DubauskasMattia Pajè ed Emilia Tapprest sono affiancati a nomi più consolidati come Giulia Niccolai – unica artista non vivente inclusa nel Main Program – e Italo Zuffi, fino a nomi internazionali come Carlos GaraicoaPedro Neves Marques, l’artista che rappresenterà il Portogallo nell’Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia, oltre al già citato Tino Sehgal. L’attenzione all’arte Italiana, in continuità con le scelte portate avanti dalla direzione artistica di Simone Menegoi per Arte Fiera, si accompagna alla contaminazione e all’apertura verso artisti di provenienza internazionale.
Un elemento trasversale che caratterizza i progetti della decima edizione è la prevalenza della dimensione esperienziale dell’opera, in cui è l’azione a ridefinire gli spazi attraverso i corpi.
Se ciò è palese nello Special Project di Tino Sehgal, non meno pregnante risulta per diversi altri progetti, a partire da Stultiferagrande opera performativa di Benni Bosetto a cura di Caterina Molteni che avrà luogo nel Salone degli Incamminati della Pinacoteca Nazionale di Bologna. La scena, ispirata all’opera satirica La nave dei folli (1494) di Sebastian Brant, si svolge su una nave destinata a un viaggio senza fine, sulla quale i passeggeri interagiscono assumendo identità archetipiche, nella necessità di delineare un nuovo ordine sociale. Stultifera è un progetto di Trust Per l’Arte Contemporanea con il supporto di MAMbo, Pinacoteca Nazionale di Bologna, Azienda Speciale Palaexpo – il Mattatoio | Progetto Prender-si Cura, in collaborazione con AtelierSì.E ancora l’elemento esperienziale torna nella mostra dedicata a Giulia NiccolaiPerché lo faccio perché. La vita poetica di Giulia Niccolai al Padiglione de l’Esprit Nouveau, a cura di Allison Grimaldi Donahue e Caterina Molteni, promossa dal MAMbo, in cui la ricerca poetica, visiva e sonora, dell’artista è ricostruita ma anche riattivata grazie a un nuovo lavoro performativo di Tomaso Binga e Giulia Crispiani. L’elemento performativo torna anche in Zhōuwéi Network di Emilia Tapprest al Centro di Ricerca Musicale – Teatro San Leonardo, video installazione immersiva e live performance a cura di Felice Moramarco, che attraverso il medium cinematografico esplora la relazione tra datificazione, potere politico ed esperienze affettive individuali, promossa dall’Ambasciata e il Consolato Generale del Regno dei Paesi Bassi, I-Portunus, Mondriaan Fund e Stimuleringsfonds, in collaborazione con: DEMO Moving Image Experimental Politics, Adiacenze e AngelicA | Centro di Ricerca Musicale.
Vivere lo spazio attraverso azioni che lo ridefiniscono e generano narrazioni è un tratto peculiare anche della ricerca di Italo Zuffi cui è dedicata Fronte e retro, personale a cura di Lorenzo Balbi e Davide Ferri che si sviluppa su due sedi, la Sala delle Ciminiere del MAMbo, che propone un percorso retrospettivo dalla metà degli anni Novanta al 2020, e la Sala Convegni Banca di Bologna a Palazzo De’ Toschi in cui sarà visibile una serie di nuove produzioni. La mostra è promossa da MAMbo e Banca di Bologna.
Il dialogo delle opere con lo spazio urbano, altro caposaldo dell’identità di ART CITY fin dalla prima edizione nel 2013,  emerge in altri progetti del Main Program. Trova collocazione nei centralissimi spazi della Sala Tassinari,gestita da Fondazione per l’Innovazione Urbana a Palazzo d’Accursio, Emergency Break di Kipras Dubauskas, installazione filmica a cura di Elisa Del Prete e Silvia Litardi, promossa da NOS Visual Arts Production in collaborazione con Home Movies, Istituto Lituano di Cultura e Residenza per artisti Sandra Natali, che presenta per la prima volta in Italia la trilogia dedicata al tema fortemente attuale del “soccorso”, sviluppata dall’artista lituano a partire dal 2019, con un’anteprima del capitolo su Bologna.
È Carlos Garaicoa invece il protagonista dell’interazione con il settecentesco spazio dell’Oratorio di San Filippo Neri, luogo molto amato dal pubblico, con un’installazione a cura di Maura Pozzati, promossa da Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna in collaborazione con Galleria Continua, attraverso la quale l’artista cubano intende approcciare la storia del luogo, ricordandone la distruzione durante la Seconda Guerra Mondiale e il restauro che ha consentito di recuperare un capolavoro dell’architettura barocca bolognese.
Trova una singolare collocazione, creando anche in questo caso una relazione viva con lo spazio ospitante, la videoinstallazione Aedes Aegypti di Pedro Neves Marques, a cura di Sabrina Samorì, promossa da MAMbo in collaborazione con SMA – Sistema Museale di Ateneo, che sarà visibile all’Orto Botanico ed Erbario dell’Università di Bologna.
Le sale storiche di Palazzo Vizzani saranno abitate da Fuori Terra, mostra di Mattia Pajè a cura di Giovanni Rendina, promossa da MAMbo e Alchemilla in collaborazione con Associazione BOCA e Gelateria Sogni di Ghiaccio, incentrata su un gruppo scultoreo composto da figure umanoidi immerse in un ambiente installativo.

Accanto al Main Program, a riconfermare l’identità della Bologna contemporanea come inesauribile officina di eventi artistici, concorre la presenza di un sistema culturale diffuso e interconnesso in cui si riflette la multiforme pluralità di approcci verso la creatività del presente. Concorreranno alla programmazione coordinata di musei, fondazioni e spazi istituzionali, pubblici e privati, numerose iniziative.
Come di consueto, protagoniste di primo piano della art week bolognese saranno le Associazione Gallerie Bologna associate a Confcommercio Ascom Bologna, con proposte espositive che spazieranno dalla grande arte figurativa italiana del Novecento ad eccellenti artisti internazionali, ad autori del nostro territorio.
Nel denso programma non mancheranno le mostre e le altre iniziative allestite nelle più diverse tipologie di spazi espositivi e gallerie indipendenti, che ogni anno animano Bologna trasformandola in un teatro delle più diverse pratiche del contemporaneo.

ART CITY White Night
Per gli appassionati d’arte che desiderano diversificare il proprio percorso in una miriade di proposte e spazi e concentrarlo la sera di sabato 14 maggio, torna ART CITY White Night,l’invasione pacifica dell’arte contemporanea in città con mostre, performance, eventi in spazi pubblici, privati e commerciali.
La White Night è realizzata da BolognaFiere nell’ambito di ART CITY Bologna 2022 e in collaborazione con gli operatori commerciali e culturali bolognesi.
Per aderire è possibile segnalare il proprio evento sul sito artefiera.it.

Il pubblico. Modalità di fruizione

Per garantire la partecipazione in totale sicurezza di operatori e visitatori, il ritorno alla condivisione in presenza dell’arte e della cultura sarà vincolato al pieno rispetto delle norme di sicurezza e dei protocolli di tutela della salute in vigore nel periodo di svolgimento della rassegna.
Nell’ottica di favorire l’accessibilità, rimane confermata nel 2022 la gratuità di accesso per tutti gli eventi inclusi nel Main Program.
Per informazioni aggiornate sulle modalità di ingresso alle sedi espositive è sempre consigliata la preventiva consultazione del sito artcity.bologna.it.

La guida e gli altri strumenti per orientarsi nel programma
Le informazioni sul programma saranno declinate in due diversi formati editoriali, anch’essi curati nel visual design da Filippo Tappi e Marco Casella, da portare sempre con sé per farsi accompagnare nel proprio personale percorso durante i giorni della manifestazione e conservare al termine.
La guida booklet, a cura di Lorenzo Balbi, Caterina Molteni e Sabrina Samorì, conterrà testi curatoriali e descrizioni dei luoghi sul Main Program, in versione bilingue italiano/inglese, e sarà disponibile nelle sedi dei relativi progetti. Per orientarsi su tutti gli appuntamenti inclusi nel programma sarà disponibile la mappa in italiano, distribuita in tutti i luoghi del circuito ART CITY Bologna 2022, nei punti di informazione e accoglienza turistica di Bologna Welcome e nei padiglioni di Arte Fiera.


SCHEDA TECNICA


ART CITY Bologna 2022 è promosso da:

Comune di Bologna e BolognaFiere

In occasione di:
Arte Fiera

Direzione artistica:
Lorenzo Balbi

Con il coordinamento di:
Istituzione Bologna Musei | Area Arte Moderna e Contemporanea

Periodo:
7 – 15 maggio 2022

Ingresso:
gratuito

Sito web:
artcity.bologna.it

Social media:
Facebook Art City Bologna
Instagram @artcitybologna
#artcitybologna

Ufficio stampa:
Elisa Maria Cerra – Silvia Tonelli
Tel. +39 051 6496653 / 6496620
ufficiostampaARTCITYBologna@comune.bologna.it
elisamaria.cerra@comune.bologna.it
silvia.tonelli@comune.bologna.it

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30 anni della Sangiovesa , un mix di cultura e buona cucina

Sangiovesa interno
Il disegno di Tonino Guerra per la Sangiovesa

E’ cominciata la primavera e i suoi caratteristici giri fuori porta, un itinerario suggestivo potrebbe essere Santarcangelo di Romagna e l’Osteria Sangiovesa che conserva, intatto l’antico fascino delle osterie romagnole.

Sono passati trent’anni esatti da quando Manlio Maggioli acquistò palazzo Nadiani, nel centro di Santarcangelo di Romagna (RN) e decise di aprire La Sangiovesa (il nome fu creato da Tonino Guerra).

Il volume “La Sangiovesa. La Romagna in trent’anni di cucina.” racconta la storia, le ricette e gli aneddoti di questa “mitica” osteria, nata dal desiderio dell’imprenditore Manlio Maggioli e della sua famiglia di condividere con alcuni amici le cose e i cibi della tradizione romagnola. Tonino Guerra ne intuì subito le potenzialità, come contenitore, dove ammucchiare la poesia e la bellezza. Un locale che avrebbe proposto cibi e vini della Romagna, ma che poteva anche essere un luogo capace di dare “grande soddisfazione agli occhi”. L’idea che la cultura materiale potesse ben rappresentare l’identità era in qualche modo rivoluzionaria e quelle tagliatelle, la piada e sanzvés (il sangiovese) diventavano la bandiera di un popolo. Tonino Guerra aggiungeva la bellezza e la poesia, quegli “oggetti” misteriosi che erano dappertutto. A simboleggiare la Sangiovesa fu scelta una donna giunonica disegnata da Federico Fellini, non a caso uno dei pochi che aveva saputo leggere poeticamente quel folclore, così vicino alle cose quotidiane, che ne aveva saputo apprezzare le colorature linguistiche senza rendere ridicolo un solo atteggiamento.

Anche l’arte figurativa la fa da padrona alla Sangiovesa, nel senso che Manlio invece di portarsela a casa l’ha appesa qui, privilegiando un grande artista del Seicento, nato a Santarcangelo. Guido Cagnacci, pittore del diciassettesimo secolo e allievo di Guercino è presente in una incredibile wunderkammer con ben quattro tele, allestite con targhetta esplicativa e vetro protettivo. I clienti, anche quelli meno avvezzi all’arte, li guardano, capiscono di essere di fronte a qualcosa di importante. E allora si avvicinano al vetro e ammirano questi magnifici ritratti.

Avvicinandosi ai fornelli, la Sangiovesa propone da 30 anni i grandi classici della cucina romagnola con una speciale attenzione alla filiera, che oggi può vantare anche un “fornitore” di casa, l’azienda agricola Tenuta Saiano: “cento ettari di aria pura” riporta la scritta all’ingresso: un paradiso terreste a 377 metri sopra al livello del mare, a Poggio Torriana, con il mare in lontananza e l’enorme sagoma di San Marino a destra. Qui si produce e si alleva: dal vino agli asini, dai liquori ai maiali, dal vermut alle pecore, con oltre il 90% della produzione destinata alla Sangiovesa.

Questo libro raccoglie i piatti che hanno fatto la storia del locale, i piatti della tradizione, interpretati da Massimiliano Mussoni sempre con rigore e qualità, come le tagliatelle al ragù, la piadina, la trippa e il piccione. I formati di pasta fresca le donne li fanno proprio come una volta, con acqua e farina, “come li vuole il signor Manlio”. Le ricette sono chiare e semplici, corredate da fotografie, che coinvolgono anche i principali ingredienti. Un viaggio lungo quattro stagioni che parla di cucina di casa, gesti, contadini, storie di animali e prodotti della terra.

La Romagna non è mai stata così buona!

L’articolo completo è disponibile su: www.gustiamo.info.

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La Calabria è l’unica regione d’Italia dove resiste l’intera filiera della seta. A San Floro esiste un museo che racconta la filatura della seta. E un gruppo di giovani ha aperto nel 2014 una cooperativa che ha riavviato l’allevamento dei bachi e la produzione di seta.

tratto dall’articolo di Anna Fazio Siciliano

Che sia andata nascosta tra i capelli di una principessa, come vuole la leggenda, o sia stata conosciuta tramite i Greci (l’himation nell’isola di Còs era realizzato in seta) e tramandata dai monaci bizantini, l’arte della bachicoltura ha una lunghissima storia, che forse inizia ancora prima, sotto Giustiniano, appunto, attraverso il cui ordine del 552 d.C., si volle che alcune uova di baco da seta, potessero essere portate a Costantinopoli, mediante i bastoni da viaggio di due monaci.

Senza dubbio però è soprattutto dal XII secolo che l’Italia ne divenne la maggiore produttrice con, più tardi, anche l’invenzione dei meccanismi di torcitura ad opera di Lodovico il Moro. Questo primato verrà presto conteso, nel XVII secolo, dalla Francia con la città di Lione.

Sulla seta e la sua origine (che risalirebbe al 3000 a. C. in Cina) e la produzione s’intrecciano miti a mezze verità: gli indizi e le ipotesi si avvicendano da secoli e ci fanno indovinare quanto sia difficile rintracciare le sue vere origini, persino nei confini limitati di una regione come la Calabria, dove, infatti, tra alti e bassi, e persino l’epidemia dei bachi (la pebrina) nell’Ottocento, con cui la gelsibachicoltura entrò definitivamente in crisi, i centri di produzione o allevamento dei bachi erano disseminati un po’ ovunque.

Il periodo di maggior sviluppo per l’economia europea e anche per la Calabria, come sostengono alcuni studi, è stato il tardo Medioevo, momento in cui non solo la seta, soprattutto grezza, (destinata principalmente a Costantinopoli o al mercato egiziano, non invece ai tragitti di ritorno dal Levante!) ma anche altri prodotti come pece, legname, agrumi, pelle e cotone, potevano rifornire e rispondere alle esigenze dei mercanti in viaggio nelle acque del Mediterraneo. Per un reale boom economico e perché la seta venisse richiesta anche nel nord Italia, e da Firenze in particolare (la compagnia Salviati solo a partire dagli anni Ottanta del XV secolo si dirotta verso l’acquisto di seta di Chosenzia) occorre però attendere la seconda metà del Quattrocento.

Le prove per l’importanza della seta calabrese vanno recuperate nell’attenzione che dimostrava il Regno di Napoli nella sua tutela. Un esempio su tutti è la redazione dei Capitoli, Ordinationi et Statuti dell’Arte della Seta, disposti da Carlo V nel 1519 per Catanzaro, centro ormai più importante di tutta la regione, soppiantata nel XVII secolo da Cosenza per la migliore qualità del prodotto, perché in quegli anni quella catanzarese non veniva più filata con la stessa cura di sempre.

https://www.finestresullarte.info/opere-e-artisti/la-via-della-seta-in-calabria-san-floro?fbclid=IwAR1FsF78WVolQnJV3N4TwBEcpOOZH3BYpDGUcNbpskVP-dhElgKkXKgBUD8

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Nir Bergman il regista
da sinistra Marialba Corona , Marta del Cinema Galliera e il Presidente della comunità ebraica di Bologna Daniele De Paz

Anteprima, a Bologna, del film “Noi due ” di Nir Bergman, ambientato a Tel Aviv , che racconta una storia road movie , di un ragazzino , Uri con suo padre Aharon. Uri, Noam Imber , interpreta il ruolo di un adolescente con un disturbo dello spettro autistico e suo padre è persuaso che nessun istituto lo potrà curare come lui, al contrario della madre Tamara. L’attore che, racconta il regista, Nir Bergman , è figlio di un dirigente di un luogo di cura per persone con il disturbo che interpreta è sorprendentemente bravo e dà voce al suo personaggio con tenerezza e umanità.

Il film verrà riproiettato a maggio al cinema Galliera, a cui ha presenziato Marialba Corona della Fondazione

” Oltre il Labirinto” . Il presidente della Comunità ebraica di Bologna Daniele De Paz ha salutato il regista in lingua per augurargli un familiare benvenuto.

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E’ un viaggio archeologico che attraversa il bacino del Mediterraneo sulle tracce del mito ma che vuole anche favorire multiculturalità e integrazione

Le tappe del viaggio di Enea

Leggere l’Eneide vuol dire scoprire le radici mitiche della nostra storia nata intorno al Mediterraneo, culla di civiltà e luogo di incontro fra culture, quasi il liquido amniotico della nostra Europa. La Rotta di Enea, attraverso un itinerario fatto di secoli e di molte soste nel Mediterraneo, è un percorso fisico, attraverso le località toccate dall’eroe troiano in fuga dalla sua città in fiamme in cerca di un nuovo inizio in una terra sconosciuta. E’ un viaggio ideale, perché parla della storia dell’uomo, sempre pronto a viaggiare, per scelta o per necessità, e a cercare casa dove regnano pace e prosperità, portando con sé affetti e saperi. È una rotta culturale, perché racconta attraverso l’archeologia, la natura, la letteratura, una storia avvincente nella quale tutti possiamo riconoscerci. Il viaggio tocca cinque paesi diversi, ventuno località diverse, tra le quali ben cinque siti UNESCO, ma anche molti altri luoghi straordinari ed affascinanti, tutti da scoprire.

La “Rotta di Enea” tocca diverse città mediterranee: Troia, Antandros, Ainos-Enez e (Turchia), Delos e Creta, Isole Strofadi e Azio (Grecia), Butrinto (Albania), Castro (Puglia), Hera Lacinia-Crotone (Calabria), Lo Stretto di Messina, la Costa dei Ciclopi, Trapani, Segesta ed Erice (Sicilia), Cartagine (Tunisia), Capo Palinuro, Cuma-Pozzuoli, (Campania), Gaeta e Lavinium-Pratica di Mare (Lazio), e, appunto, Roma.

Proprio il coinvolgimento di Roma, che vide Enea percorrere un itinerario che lo avrebbe condotto da Oriente ad Occidente, in fuga da Troia in fiamme fino ad approdare sulle coste laziali, ha favorito l’accoglimento di enti che aderiscono e contribuiscono al progetto, della Associazione Culturale romana Happening Cult, di Antonio Ricciardi, Diana Daneluz e Viviana Saraceni.

Il progetto lanciato dalla Associazione Rotta di Enea, presieduta da Giovanni Cafiero, prevede una collaborazione  con Istituzioni, Comuni, Enti territoriali, archeologi, ricercatori, studiosi, media ed operatori culturali per una diffusione dei valori del Mediterraneo, primi fra tutti quelli della multiculturalità e dell’integrazione, attraverso momenti di turismo culturale.

Del Comitato Scientifico fanno parte, tra gli altri, Fausto Zevi, archeologo membro dell’Accademia dei Lincei; Francesco D’Andria, Archeologo – Università di Lecce e corrispondente dell’Accademia dei Lincei per la Puglia; Rustem Aslan, Archeologo – direttore degli scavi del sito UNESCO di Troia, Vassilis Aravantinos, Archeologo, già Soprintendente della Beozia e Direttore del Museo Archeologico di Tebe.

Sulla capitale il coinvolgimento di Happening Cult nel progetto si concretizzerà per intanto nella organizzazione e promozione congiunta di eventi, conferenze, e itinerari guidati nei luoghi romani del transito di Enea, tra vestigia visibili del passaggio del Mito e racconto.

 Per conoscere “Rotta d’Enea”: http://www.aeneasroute.org

Per Happening Cult: http://www.happening-cult.com

Tratto da :

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