Feeds:
Articoli
Commenti

Archive for the ‘Giorgio Morandi’ Category

A cura di Lorenza Selleri 1 febbraio – 5 maggio 2024

Mostra promossa da Settore Musei Civici Bologna | Museo Morandi

nell’ambito di ART CITY Bologna in occasione di Arte Fiera

Il Museo Morandi del Settore Musei Civici Bologna presenta a Casa Morandi il focus espositivo Morandi metafisico. Tre disegni. Una storia a cura di Lorenza Selleri.

La mostra apre al pubblico giovedì 1 febbraio 2024 nell’ambito della dodicesima edizione ART CITY Bologna, il programma istituzionale di mostre, eventi e iniziative speciali promosso dal Comune di Bologna in collaborazione con BolognaFiere in occasione di Arte Fiera, dedicato a Giorgio Morandi nel 60° anniversario della morte, e rimane visibile fino al 5 maggio 2024.

Nella casa di Giorgio Morandi in via Fondazza 36 a Bologna, nel ripostiglio adiacente al suo studio, si conservano ancora i modelli che a lui servirono per le opere della stagione metafisica, circoscrivibile a una breve parentesi tra l’estate del 1918 e il tardo autunno del 1919. Muovendo dai tre disegni metafisici appartenenti alla collezione del Museo Morandi, questo approfondimento espositivo nasce con l’intenzione di documentare la scoperta del mondo metafisico e i suoi valori simbolici all’interno della lunga vicenda creativa morandiana, accostando le opere a oggetti e un apparato documentario di lettere, testi e fotografie.

Ad oggi i dipinti di Morandi catalogati sono poco più di 1400. Le opere del pittore realizzate negli anni giovanili, ovvero tra il 1910 e il 1920, sono quelle nate dallo studio, dalla sperimentazione e da una ricerca costante finalizzata al raggiungimento di un proprio autonomo linguaggio. È il decennio in cui decollano alcune delle principali avanguardie artistiche e i dipinti coevi di Morandi odorano per l’appunto di Futurismo e di Cubismo. “Anch’io” – dichiara egli stesso nel 1928 – “come tanti giovani di buona volontà, sentivo la necessità di un totale rinnovamento dell’atmosfera artistica italiana”, ma “questa mia iniziale adesione non andò più oltre di una partecipazione alla prima mostra dei ‘Giovani Futuristi’ da Sprovieri a Roma”.

Agli inizi, tuttavia, Morandi si tiene aggiornato e assimila attraverso le riproduzioni su libri e periodici la lezione di Cézanne, di Derain, ma anche di Picasso e Braque pur tenendosi a distanza da Parigi, epicentro mondiale dell’arte di quel tempo.
Durante il primo conflitto mondiale, Morandi viene richiamato alle armi, ma immediatamente riformato per gravi problemi di salute. In quegli anni realizza un numero ridotto di opere, ma tutte di primaria importanza: sono capisaldi di una produzione artistica variegata in cui si percepisce l’inizio di un percorso autonomo, in cui il superamento della lezione cubista si fonde con la riscoperta di Giotto, di Paolo Uccello e con l’interesse per il primitivo Rousseau.

Successivamente nella sua città, tramite la rivista letteraria “La Raccolta”, fondata e diretta da giovani intellettuali bolognesi a lui vicini quali Giuseppe Raimondi e Riccardo Bacchelli, Morandi si accosta, seppur per un breve periodo, alla Metafisica. “La Raccolta”, infatti, dal 15 marzo 1918 al 15 febbraio 1919 pubblica scritti di Ardengo Soffici, Carlo Carrà, Filippo De Pisis, Alberto Savinio, Vincenzo Cardarelli, Giuseppe Ungaretti, solo per citarne alcuni, e fuori testo inserisce, a corredo di ogni numero, illustrazioni in bianco e nero riproducenti opere di Giorgio de Chirico, Carlo Carrà, Ardengo Soffici, Mario Bacchelli e dello stesso Morandi. Egli viene coinvolto in questo clima anche se la sua metafisica, contrariamente a quella intellettualmente ricercata di de Chirico e Carrà, non rimanda a nulla di diverso da ciò che si vede.
Gli oggetti sono forme che proiettano ombre e sono presenti in un spazio apparentemente sospeso, ma in realtà praticabile. Morandi mostra quindi la capacità di attribuire un valore universale alle cose di tutti i giorni dando vita a quella che verrà definita dallo stesso de Chirico “la metafisica degli oggetti più comuni”.

Le opere di Morandi in cui si può percepire una vicinanza stilistica a quelle dei principali esponenti della Metafisica sono 21 (comprendendo anche quelle oscillanti tra Metafisica e “Valori Plastici”) e sono prevalentemente dipinti ad olio. Queste tele si conservano per lo più in alcuni dei più importanti musei italiani (quella appartenuta a Roberto Longhi venne purtroppo trafugata nel 1981 e ad oggi non è stata ancora ritrovata).

Pur essendo cronologicamente successivi a quel solo anno in cui Morandi si avvicina alla Metafisica, i tre disegni posseduti dal Museo Morandi possono a pieno titolo appartenere a quel gusto. Questi rari e preziosi fogli, infatti, tracciati a inchiostro raffigurano rispettivamente due nature morte metafisiche di impianto analogo a quello dei dipinti che si conservano alla Pinacoteca di Brera (Natura morta, 1919, Vitali 44 e Natura morta, 1919, V.43) e un vaso di fiori che invece richiama il dipinto di collezione privata (Fiori, 1920, V.56) emblematico della successiva stagione dei “Valori Plastici”.

I tre disegni, in realtà, risalgono tutti a quel periodo, come si evince dalla carta su cui sono stati schizzati seppur con una precisione quasi descrittiva. Morandi ha utilizzato infatti il verso di cedole librarie della celebre casa editrice d’arte “Valori Plastici” fondata nel 1918 dall’artista ed editore Mario Broglio. I fogli provengono, non a caso, dal fondo archivistico della rivista romana e, andati in asta a Roma nell’aprile del 1999, sono stati acquistati dal Comune di Bologna arricchendo così la collezione del Museo Morandi. “Penso – scrive per l’appunto Marilena Pasquali nel catalogo Finarte – “che il giovane Morandi trovandosi insieme all’amico Mario Broglio in un incontro, probabilmente tenutosi a Bologna, abbia voluto ‘raccontargli’ quali dipinti desiderava fossero pubblicati sul numero IV di Valori Plastici, apparso nel 1921” e aggiunge poi “Ritengo che questi tre disegni possano ascriversi al 1919 – 1920 e che uniscano all’intrinseco valore documentario e storico un pizzico di poeticità e di diversità”.

OPERE, OGGETTI E DOCUMENTI ESPOSTI

Giorgio Morandi
Natura morta, s.d. (1919-1920)
(Pasquali, 2016 D 1919-1920/2)
Inchiostro su carta
Bologna, Museo Morandi

Giorgio Morandi
Natura morta, s.d. (1919-20)
(Pasquali, 2016 D 1919-1920/1)
Inchiostro su carta
Bologna, Museo Morandi

Giorgio Morandi
Fiori, s.d. (1920)
(Pasquali, 2016 D 1920/1)
Inchiostro su carta
Bologna, Museo Morandi

Manichino maschile utilizzato da Morandi per alcune nature realizzate tra il 1918 e il 1919.
Questo modello è stato ritrovato nel ripostiglio adiacente alla camera-studio dell’artista in via Fondazza 36 a Bologna.

Manichino femminile utilizzato da Morandi per alcune nature realizzate tra il 1918 e il 1919.
Questo modello è stato ritrovato nel ripostiglio adiacente alla camera-studio dell’artista in via Fondazza 36 a Bologna.

Orologio da tavolo che Morandi utilizza come modello a partire dal 1914 al 1963.
L’artista privilegia la visione posteriore dell’oggetto per coglierne la pura sagoma.

Parte superiore di un antico fermaporta utilizzato da Morandi per la Natura morta del 1918 (V.39), ora alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma.
In cima al bastone sagomato si trova ancora il piccolo chiodo al quale il giovane artista aveva legato il filo per sospendere, apparentemente nel vuoto, l’oggetto. Questo fermaporta è stato ritrovato nel ripostiglio adiacente alla camera-studio dell’artista in via Fondazza 36 a Bologna.

Vaso di ceramica bianca protagonista dei dipinti Fiori, 1920 (V.56), Fiori, 1921 (V.60 e V.61), opere cruciali che segnano il passaggio tra l’esperienza metafisica e il clima già pienamente aderente ai “Valori Plastici”.

SCHEDA TECNICA

Mostra
Morandi metafisico. Tre disegni. Una storia

A cura di
Lorenza Selleri

Promossa da
Settore Musei Civici Bologna | Museo Morandi

Sede
Casa Morandi
Via Fondazza 36, Bologna

Periodo di apertura
1 febbraio – 5 maggio 2024

Orario di apertura
Sabato ore 14.00 – 17.00
Domenica ore 10.00 – 13.00 / 14.00 – 17.00

Orario di apertura durante ART CITY Bologna (1 – 4 febbraio 2024)
Giovedì 1 | venerdì 2 | domenica 4 febbraio ore 10.00 – 20.00
Sabato 3 febbraio ore 10.00 – 22.00

Ingresso
Gratuito

Informazioni
Casa Morandi
Via Fondazza 36 | 40125 Bologna
Tel. +39 051 300150 / +39 051 6496611
casamorandi@comune.bologna.it
www.mambo-bologna.org/museomorandi
Facebook: MAMboMuseoArteModernaBologna
Instagram: @mambobologna
X: @MAMboBologna
YouTube: MAMbo channel

Settore Musei Civici Bologna
www.museibologna.it
Facebook: Musei Civici Bologna
Instagram: @bolognamusei
X: @bolognamusei

ART CITY Bologna
artcity.bologna.it
Facebook Art City Bologna
Instagram @artcitybologna
#artcitybologna

Read Full Post »

Museo Morandi Via Don Giovanni Minzoni 14 a Bologna

Mostra promossa da Settore Musei Civici Bologna 

Museo Morandi Special project di ART CITY Bologna 2024

in occasione di Arte Fiera


Mary Ellen Bartley, Large White Bottle and Shadow, 2022, Stampa d’archivio a pigmenti montata su Dibond, cm 68 x 91. Courtesy Mary Ellen Bartley

Il Museo Morandi del Settore Musei Civici Bologna è lieto di presentare la mostra Mary Ellen Bartley: MORANDI’S BOOKS, a cura di Alessia Masi, prima personale in Italia della fotografa statunitense Mary Ellen Bartley (New York, 1959).

Allestita dal 31 gennaio al 7 luglio 2024 negli spazi del museo che ospita la più ampia collezione pubblica di opere di Giorgio Morandi, l’esposizione è uno dei cinque special projects della dodicesima edizione di ART CITY Bologna, il programma istituzionale di mostre, eventi e iniziative speciali promosso dal Comune di Bologna in collaborazione con BolognaFiere in occasione di Arte Fiera, che esplorano e reinterpretano il lavoro di Giorgio Morandi nel 60° anniversario della morte, attraverso differenti linguaggi del contemporaneo. L’inaugurazione si svolge martedì 30 gennaio 2024 alle h 17.00, alla presenza di Mary Ellen Bartley. Durante i giorni di ART CITY Bologna, dall’1 al 4 febbraio 2024, l’ingresso è gratuito.
Mary Ellen Bartley è nota per le sue fotografie che esplorano le qualità tattili e formali del libro stampato e il suo potenziale di astrazione. Un aspetto della sua pratica consiste nel lavorare in biblioteche e archivi unici, dove risponde alle collezioni e ai loro habitat sviluppando progetti nel corso del tempo trascorso con loro.
Le 21 fotografie, presentate in due sale del Museo Morandi, costituiscono l’esito di una residenza che la fotografa ha svolto a Bologna, negli spazi di Casa Morandi, iniziata nel maggio nel 2020, interrotta poco dopo a causa della pandemia da Covid-19 e successivamente ripresa nel 2022.

Da questa esperienza è nato MORANDI’S BOOKS, una serie fotografica di sue personali composizioni costruite con alcuni dei libri e degli oggetti appartenuti all’artista, oggi conservati nella casa-museo di via Fondazza.

I volumi su Corot, Ingres, Piero della Francesca, Rembrandt, Cézanne, ossia i maestri del maestro bolognese, sono diventati, nelle mani della Bartley, i muti interlocutori delle sue “nature morte”; questi convivono, talvolta, a fianco di oggetti e scatole di latta sottratti alla polvere dello studio dell’artista, pronti a riprendere vita e a ritrovare uno spazio, quello della foto, che restituisce loro una misurata dignità estetica oltre che una valenza formale.
Nel suo approccio metodologico, Bartley ha rispettato aspetti come la luce, i colori e la geometria tanto cari a Morandi, per trasmettere e sottolineare quei valori, sempre più precari nel tessuto sociale contemporaneo, di semplicità, silenzio, pace, ordine, meditazione e riflessione. Giorgio Morandi e Mary Ellen Bartley: due artisti distanti nel tempo e diversi nell’utilizzo dei mezzi artistici, ma uniti dalla ricerca dell’essenza e dall’attenzione verso le semplici cose.

Quando nella primavera del 2018 Mary Ellen Bartley ha visitato per la prima volta Casa Morandi, e ha avuto modo di vedere la ricchissima libreria personale del maestro bolognese, ha dichiarato “è stato come vivere un miracolo”, e non ha avuto alcun dubbio nel dedicarsi a questo nuovo progetto. Tornata a Bologna nel maggio 2020, la realizzazione del lavoro è stata complicata e interrotta dalla diffusione della pandemia da Covid-19. In un’intervista rilasciata al quotidiano The East Hampton Star, Bartley ha raccontato il particolare stato d’animo in cui si ha lavorato: “Mi sono trovata ad andare viaun giorno o due prima della chiusura totale dell’Italia. Durante la residenza ho trascorso la maggior parte del tempo in biblioteca, con un accesso molto limitato alla studio di Morandi. Dovevo essere sempre accompagnata da una delle curatrici del Museo Morandi. Il museo stava chiudendo al pubblico e la linea rossa del Nord Italia si stava avvicinando sempre di più. È stato molto stressante”. Rientrata negli Stati Uniti, nel suo studio a Sag Harbour (New York), ha dichiarato: “avevo le foto che avevo scattato, ma non avevo ancora il progetto completo, e ne ero consapevole. Avevo avuto un’opportunità da sogno, ero andata a Bologna ma ero tornata con il progetto incompleto”.

Quando Bartley è ritornata a Casa Morandi nel 2022, è entrata nello studio dell’artista avendo già in mente le idee sul collage ed è stata in grado di impiegare alcuni dei soggetti più familiari di Morandi nelle sue opere – bottiglie, lattine, vasi, tazze e altri oggetti – permettendo loro di arricchire le composizioni, svuotandoli di significato e lasciandoli essere semplicemente se stessi. Racconta ancora Bartley: “Quello di cui mi sono resa conto, circondata da tutti i vasi che ha usato, è quanto fosse straordinario. Ho percepito visceralmente la straordinaria alchimia che avviene tra questi oggetti dall’aspetto piuttosto ordinario, che diventano quei personaggi iconici che lui dipinge continuamente. Se non si conoscesse il suo lavoro, non ci si arriverebbe mai. Non è ovvio che quegli oggetti abbiano creato quei dipinti”.
Osserva nel suo testo in catalogo Alessia Masi, curatrice del Museo Morandi e della mostra: “Gli oggetti si fondono l’uno con l’altro, le forme si nascondono una dietro o dentro l’altra grazie all’uso del colore e della luce, creando immagini incantate e apparentemente illusorie. L’intuizione di Mary Ellen di sfuocare alcune parti all’interno della composizione evoca alcune modalità espressive usate da Morandi soprattutto negli ultimi anni e in particolar modo nell’acquerello, il mezzo a lui più idoneo per registrare le continue mutazioni del visibile, come un sismografo in grado di cogliere e sintetizzare in un assoluto ogni minima variazione dell’infinita dinamica del reale. È proprio su raffinati fogli di carta che Morandi può raggiungere esiti che l’olio non gli consente appieno, effetti di trasparenza che creano quasi un’attesa fuori dal tempo, oggetti che, con i loro contorni non definiti, paiono evaporare in parte verso l’infinito, zone non dipinte che sembrano voler essere invase dall’universo che le penetra. Atmosfera misteriosa, quasi onirica in cui si realizza un equilibrio inconciliabile nell’esperienza umana: quello tra sogno e realtà. Immagini perfettamente bilanciate, prefigurate nella mente dell’artista e perfezionate attraverso l’utilizzo di strumenti ottici modesti che preannunciano i dispositivi più tecnologici adoperati oggi dai fotografi: una tela utilizzata come filtro per modulare la luce e frammenti di fogli di celluloide suddivisi da Morandi stesso in griglie e reticolati più o meno fitti per inquadrare la composizione, dividerla secondo il modello cartesiano e distillarne la visione bidimensionale da trasferire sulla tela. Quegli stessi frammenti che la Bartley inserisce nei suoi lavori per comprendere meglio il metodo di Morandi, per garantire un equilibrio strutturale all’immagine fotografica e per creare sue personali composizioni in cui le forme squadrate dei libri si intrecciano descrivendo originali geografie che racchiudono talvolta anche oggetti o parte di essi, sempre in un perfetto equilibrio tra idea e forma”.
Oltre alle immagini fotografiche, il percorso espositivo propone un video, realizzato dalla stessa Bartley, nel quale l’artista racconta l’incontro con l’opera e i libri di Giorgio Morandi, l’esperienza vissuta e il modus operandi utilizzato per la realizzazione di questo progetto.
La mostra si inserisce nel solco di una pratica collaudata ormai da anni dal Museo Morandi: creare relazioni tra l’opera degli artisti contemporanei e quella di Giorgio Morandi al fine di riaffermare il suo importante ruolo nell’immaginario culturale globale nonché la sua influenza sulla cultura visiva internazionale.
L’esposizione è accompagnata da un catalogo bilingue italiano/inglese pubblicato da Danilo Montanari Editore, con testi di Alessia Masi, Lorenza Selleri, e la riproduzione di tutte le opere fotografiche in mostra.


Mostra
Mary Ellen Bartley: MORANDI’S BOOKS

A cura di
Alessia Masi

Promossa da
Settore Musei Civici Bologna | Museo Morandi

Sede
Museo Morandi
Via Don Giovanni Minzoni 14, Bologna

Periodo di apertura
31 gennaio – 7 luglio 2024

Inaugurazione
Martedì 30 gennaio 2024 ore 17.00

Orario di apertura
Martedì, mercoledì 14.00 – 19.00
Giovedì 14.00 – 20.00
Venerdì, sabato, domenica, festivi 10.00 – 19.00
Chiuso lunedì non festivi

Orario di apertura durante ART CITY Bologna (1 – 4 febbraio 2024)
Giovedì 1 febbraio 10.00 – 20.00
Venerdì 2 febbraio 10.00 – 20.00
Sabato 3 febbraio 10.00 – 23.00
Domenica 4 febbraio 10.00 – 20.00

Read Full Post »

Morandi’s Objects. Le fotografie di Joel Meyerowitz
30 gennaio – 25 febbraio 2024
Collezioni Comunali d’Arte | Palazzo d’Accursio, Piazza Maggiore 6, Bologna
A cura di Giusi Vecchi
Mostra promossa da Museo Morandi
Special project di ART CITY Bologna 2024 in occasione di Arte Fiera
Apertura al pubblico martedì 30 gennaio 2024 ore 14.00

Bologna, 29 gennaio 2024 – Il Museo Morandi del Settore Musei Civici Bologna è lieto di
presentare la mostra Morandi’s Objects. Le fotografie di Joel Meyerowitz, a cura di Giusi
Vecchi.
Allestita dal 30 gennaio al 25 febbraio 2024 nelle sale 23 e 24 delle Collezioni Comunali
d’Arte a Palazzo d’Accursio, l’esposizione è uno dei cinque special projects della dodicesima
edizione di ART CITY Bologna, il programma istituzionale di mostre, eventi e iniziative speciali
promosso dal Comune di Bologna in collaborazione con BolognaFiere in occasione di Arte
Fiera, che esplorano e reinterpretano il lavoro di Giorgio Morandi nel 60° anniversario della
morte, attraverso differenti linguaggi del contemporaneo. Il progetto espositivo si apre al pubblico martedì 30 gennaio 2024 alle ore 14.00.


Morandi’s Objects. Le fotografie di Joel Meyerowitz

introduce all’universo oggettuale di Giorgio Morandi attraverso lo sguardo di Joel Meyerowitz, presentando una selezione di 17 scatti dal nucleo complessivo di 23 opere che il celebre fotografo statunitense ha generosamente donato al Museo Morandi nel 2015 e nel 2024.
A completamento di un progetto avviato nel 2013 nella casa di Paul Cézanne ad Aix-en-
Provence, nella primavera del 2015 Joel Meyerowitz ha avuto accesso alla stanza-studio di Casa
Morandi, in via Fondazza 36 a Bologna, in cui sono conservati gli oggetti che il pittore disponeva
sui suoi tavoli e contemplava a lungo prima di riprodurli nelle sue nature morte. Scopo del lavoro
è stato quello di fornire un catalogo degli oggetti che questi pittori hanno usato nel corso
dellabloro vita, mostrando agli studiosi e agli altri spettatori interessati le forme, per lo più umili e
basiche, da cui i due grandi artisti hanno tratto ispirazione.
Attraverso più di 700 scatti, utilizzando esclusivamente la luce naturale, Meyerowitz ha compiuto
una profonda ricognizione tassonomica di tutti gli oggetti conservati nella piccola stanza dove
Morandi ha vissuto e lavorato: fra vasi, ciotole, bottiglie, pigmenti colorati, brocche, fiori secchi,
conchiglie, imbuti, annaffiatoi, pigmenti e altri oggetti polverosi e invecchiati sulla stessa carta
che l’artista ha lasciato sul muro, ormai fragile e ingiallita dall’età.
Come assumendo la stessa postura del pittore, il fotografo spiega: “Mi sono seduto al tavolo di
Giorgio Morandi esattamente nello stesso posto in cui lui si è seduto per più di 40 anni. La stessa
inclinazione della luce brillava su quel tavolo per me come allora per lui. L’ho guardata crescere
e irradiarsi poco alla volta per due giorni nella primavera del 2015. Ad uno ad uno, sono passati
tra le mie mani più di 260 oggetti che lui aveva raccolto. La polvere di cui sono ricoperti è parte
integrante di quel mistero che Morandi ci ha tramandato intatto. Come in un nuovo carosello, gli
oggetti sono tornati a sfilare sul tavolo. Mi chiedo: qual è il segreto di questi oggetti che hanno
tenuto Morandi sotto il loro potere per tutta la sua vita?”.
Veri e propri ritratti, questi still life fotografici, confluiti nel prezioso volume Morandi’s Objects
pubblicato da Damiani nel 2015, esplicitano la potenza espressiva di ogni singolo oggetto,
svelandone le sottili caratteristiche, l’assoluta singolarità e il magnetismo che Morandi per primo
aveva sperimentato nel dipingerli sulla tela.
Nel 2015 Meyerowitz aveva già voluto omaggiare il Museo Morandi donando un’opera di questo
ciclo (Morandi’s Objects, trittico, “Flag”), a cui recentemente ha aggiunto altre 22 fotografie della
stessa serie.
Joel Meyerowitz è nato nel 1938 a New York, ha iniziato a fotografare nel 1962.
Sebbene si sia sempre considerato un fotografo di strada nella tradizione di Henri Cartier-
Bresson e Robert Frank (è coautore dell’opera standard sul genere Bystander: A History of
Street Photography, 1994) ha trasformato questa modalità con il suo uso pionieristico del colore.
Considerato, insieme a William Eggleston e Stephen Shore, uno dei più rappresentativi
esponenti della New Color Photography degli anni ‘60 e ‘70 del secolo scorso, Meyerowitz è
stato determinante nel cambiare l’atteggiamento verso l’uso della fotografia a colori da una
resistenza a un’accettazione quasi universale.
Il suo primo libro Cape Light (1978) è un classico molto amato della fotografia a colori e ha
venduto più di 150.000 copie. Anche in Wild Flowers (1983) ha dimostrato un apprezzamento
per la fusione di natura e artificio nelle normali strade cittadine. In seguito si è dedicato ai ritratti
(Redheads, 1991) e al paesaggio (Tuscany: Inside the Light, 2003). Più recentemente, ha
trascorso tre anni a immortalare aree selvagge nei parchi di New York. Alcune selezioni del
progetto sono state esposte al Museum of the City of New York (2009-2010) e sono state
pubblicate in Legacy: The Preservation of Wilderness in New York City Parks (Aperture,
2009).
Meyerowitz è stato l’unico fotografo a cui è stato concesso l’accesso senza ostacoli a Ground
Zero dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. Le immagini, molte delle quali sono state raccolte
nel volume Aftermath: World Trade Center Archive, hanno costituito le fondamenta di un
importante archivio nazionale e una mostra itinerante che ha viaggiato in più di 200 città in 60
paesi.
Nel corso della sua carriera, Meyerowitz ha prodotto oltre una dozzina di libri e nel 2010 Phaidon
ha pubblicato una rassegna completa della sua carriera. Inoltre, nel 1998 ha prodotto e diretto il
suo primo film, Pop, un diario intimo di un viaggio di tre settimane in macchina con il figlio Sasha
e il padre anziano Hy.
Tra le sue prime mostre personali importanti figurano quelle alla Eastman House di Rochester
nel 1966 e al Museum of Modern Art di New York nel 1968. Ha rappresentato gli Stati Uniti alla
Biennale di Architettura di Venezia nel 2002 e ha ricevuto oltre una dozzina di premi, tra cui la
Guggenheim Fellowship e il Deutscher Fotobuchpreis. Le sue opere sono presenti in importanti
collezioni pubbliche e private, tra cui Museum of Modern Art (New York), Metropolitan Museum
of Art (New York), Whitney Museum of American Art (New York), Museum of Fine Arts (Boston)
e The Art Institute of Chicago.

Read Full Post »