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Archive for dicembre 2020

Wolfango : L’uva 

Le festività natalizie limitate dal virus hanno confermato che il vino prodotto in Italia si è ben difeso rispetto agli altri paesi produttori. Le cantine hanno pagato un prezzo salato alla pandemia per cui è necessario pensare a piani di sviluppo per tutta la filiera. Nel 2020 si sono approntati nuovi regolamenti UE per fronteggiare gli iniqui dazi Usa imposti dal tronfio ormai ex presidente Trump e per reagire alle incertezze del mercato cinese.

Le cantine hanno usufruito della maggiore flessibilità delle regole OCM ed è stata avviata la distillazione di crisi. L’Italia si colloca al nono posto nel mondo tra i paesi esportatori del settore agroalimentare e al terzo posto tra quelli che nell’ultimo decennio hanno visto crescere di più le esportazioni di vino e alimentari. Il consumo di bollicine italiane è in linea con quelli del 2019 con un incremento dell’1,5 % e un + 2,7 % nel mercato estero.

Assai peggio fanno i nostri diretti concorrenti ovverosia gli odiati amati cuginastri franzosi per non parlare dei più modesti Cava iberici. In calo netto l’importazione di bollicine straniere, in questi tempi di pandemia i consumatori prediligono le bollicine autoctone. La maggiore versatilità di gamma delle bollicine italiane è in grado di reagire meglio alle dinamiche di mercato. Le feste natalizie e di inizio anno nuovo valgono il 35 % delle vendite annuali di vini spumanti. Quest’anno grazie alla GDO e ai canali off – trade e online si è mitigata notevolmente la diminuzione di consumi e degli acquisti diretti in cantina causati dal coprifuoco. Il negoziato sulla brexit concluso in extremis è un vero regalo di Natale per tutto il settore agroalimentare italiano. Si potrà continuare ad esportare nelle fredde ed inospitali terre della perfida Albione al di là del mare. Quello anglosassone è il quarto mercato commerciale per un valore complessivo pari a 3,5 miliardi di euro. Occorrerà tenere una stretta sorveglianza sul Level Playing Field che significano la parità di condizione sulla concorrenza. Il regno unito non deve discostarsi dalla regolamentazione europea attuando aiuti di stato alle proprie imprese in campo agroalimentare. E comunque un No Deal cioè senza accordo avrebbe comportato stupide barriere tariffarie come quelle messe in atto dallo spodestato presidente yankee. E pure una minore domanda interna dal mercato british e il deprezzamento già in atto della sterlina penalizzerebbe i prodotti italiani. In primis il vino che rappresenta il 25 % del totale dell’export agroalimentare italiano Oltremanica con un fatturato che ammonta a quasi un miliardo di euro.

Umberto Faedi

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Quest’anno Casadeipensieri 2020 ha dedicato la sua attività a Michela Turra e Gregorio Scalise , gli amici e i colleghi li hanno ricordati .

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Ha avuto luogo una intervista curata dal giornalista Fulvio De Nigris a Marco Bellocchio, nel corso del Festival dell’Unità 2020 . Un anno importante per il regista Marco Bellocchio che ha vinto molti premi con il suo film “Il traditore ” (Tommaso Buscetta).

La clausura non potrà non incidere sull’ispirazione degli artisti, la sua ha seguito il percorso della vita: “La fantasia si modifica sulla realtà, sulla storia, come le emozioni. Tutto quello che mi è accaduto in questi anni è entrato nel mio cinema”

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Qualche anno fa, al Festival della Fotografia di Reggio Emilia è stato ospitato e si sono potute vedere le sue opere ed un filmato che le faceva conoscere, a Palazzo Magnani .

Don’t blink. Robert Frank, questo il titolo del film documentario di Laura Israel che ripercorre con ironia e spontaneità la vita di uno degli esponenti più celebrati della fotografia americana, grazie soprattutto al suo libro fotografico The Americans: la giovinezza in Svizzera, i primi anni come fotografo a New York, il suo lungo viaggio attraverso l’America, la sua creatività e le sue dolorose esperienze personali.
Un collage composto da foto e da frame tratti dai suoi film accompagnato dal commento dello stesso artista.

Svizzero ed emigrato negli Stati Uniti per seguire le sue ambizioni fotografiche, si inserisce in quella che era un’epoca di profondo cambiamento, dove le aspettative si rivelavano diverse da quelle di dieci anni prima, e dove gli stessi uomini si stavano modificando radicalmente.
Partendo con una nave nel 1947 verso gli Stati Uniti, Frank continuerà sempre a viaggiare e l’occasione della borsa di studio della Guggenheim gli diede la possibilità di attraversare l’America dall’autunno 1955 fino alla primavera dell’anno seguente; grazie anche a questo viaggio assisteremo all’evoluzione, per il fotografo, di uno stile e di un linguaggio, che ci porteranno, guardando le prime immagini da lui scattate, fino alle “Bus Series” del 1959, a comprendere come le parole di Mulas sullo stesso fotografo, “lavora direttamente sulla vita, usando la pelle della gente”, siano le più adeguate ad esprime in maniera completa la sua opera.

di più :

https://www.cultframe.com/2012/09/robert-frank/

Il trailer dell’ultimo film di Laura Israel su di lui

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“In questo viaggio che ripercorre un periodo giovanile vissuto dalla generazione dell’autore come da altre vicine, quale espressione di libertà e di immaginazione, ci si deve lasciare trasportare nella lettura, meravigliandosi con i suoi protagonisti di quello che si incontra e si vede. Perché “USA ’86” è un libro in grado di condurci alla riscoperta dei sogni e delle emozioni, un libro che celebra il viaggio nei suoi molteplici aspetti, il viaggio come ultimo orizzonte mitico in un mondo senza più misteri. In questo lungo percorso che si compie in un clima di festa e spensieratezza, non c’è solo la ricerca del piacere, della natura incontaminata e di un sapere illuminante, “il viaggio, quello vero, è qualcosa che ti trasforma profondamente, non cambia solo il paesaggio che scorre davanti agli occhi come un film, ma anche il tuo essere più profondo, l’anima stessa. Non si tratta solo di conoscenza delle cose, ma del tuo io più nascosto”.

Una riflessione di Franchino Falsetti : Critico d’arte
Questo ultimo libro dello scrittore Masetti presenta molte sfaccettatu- re, anzi diversi livelli di lettura. Apparentemente è un romanzo di gio- vani avventure, con storie intrecciate in scenari da long drink. Mentre, invece, è forse uno dei libri più profondi, perché il tutto si svolge se- condo la teoria del Sein und Zeit (Essere e tempo) di Heidegger, dove è possibile trovare la chiave di lettura senza sentirsi distratti dalle in- numerevoli esperienze che il solito gruppo di amici compirà in una lunga estate calda.
L’“essenza” dell’esserci sta nella sua esistenza. Questa è la frase che ci permette di capire il protagonismo di questa gioventù che si tra- sforma in “ente” dell’essere, nell’esprimersi, come si esprimono tutti gli oggetti e la realtà che li circonda. Masetti ci regala un inno alla Vi- ta, agli attimi fuggenti, alle sue delusioni, ai suoi inganni, alle sue il- lusioni ed alla rabbia di non poter cogliere l’autenticità dell’essere e dell’essenza. Il suo diario fatto di incontri casuali, di incontri empati- ci, di visite artistiche e di meraviglie, ormai consumistiche nella pa- tria della Libertà, non convincono i lettori maliziati. Perché dietro questa gioia sconfinata e spensierata che lega, con spasmodica sen- sualità, la Costa amalfitana con San Francisco, non è altro che evi- denziare quel tipo di profondità di cui accennavo: sono gli anni “da bere” in Italia come negli USA, sono gli anni del trionfo del consumi- smo e della globalizzazione, sono gli anni in cui si cominciano a ri- baltare i valori tradizionali, il mistero della vita come sacro e come progetto di investimento e sogno. Sono gli anni, soprattutto, del mito americano. Si vive allegramente nel presente, di futilità e di vacuità. Tutto ci sembra conquistabile, tutto è dominio, tutto è riflesso delle proprie vanità e dell’assenza della memoria storica e tutto si risolve nella decadenza dei sentimenti e dell’amicizia.
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È l’inizio del declino dell’Occidente, è l’inizio della perdita della nostra italianità e delle nostre secolari tradizioni.
In quegli anni così ricchi già di happy hours, nascerà un nuovo stile di vita e di convivenza, il “politicamente corretto”, che la magistrale Ida Magli definirà come “la forma più radicale di “lavaggio del cervel- lo” che i governanti abbiano mai imposto ai propri sudditi. La corri- spondenza pensiero linguaggio è infatti praticamente automatica”. (I. Magli, Dopo l’Occidente, p.11, Milano, BUR 2012)
Questi giovani bolognesi, che alla fine perdono l’autenticità, entre- ranno nell’oblio. Si annulleranno nella pochezza del proprio habitus quotidiano. Sono i protagonisti de “Il mondo nuovo” di Huxley, dove la tecnologia, la scienza, il benessere diffuso determinano la nascita di una società pianificata. Il sesso diverrà il collante per ogni relazio- ne e ogni produzione e si sta realizzando l’avvento, come ben descrit- to nel romanzo fantascientifico, dell’uomo automa che vivrà solo di imitazione ed esecuzione. Come ben si ricava da questo pregevole ed intelligente romanzo di Masetti: i giovani sono tutti protagonisti, tutti rivali, tutti meravigliati, ma tutti privi di coscienza critica, dell’auto- consapevolezza e responsabilità della scorrevolezza illimitata del Tempo e dell’Essere.
La nuova dimensione dell’uomo “automa” sta nella perdita della “fenomenologia”, del sentirsi interprete e fautore del proprio destino. L’età contemporanea ha omologato pensieri e desideri. E tutti fanno le stesse cose e tutti hanno la stessa opinione. E tutti sono privi di pensiero autonomo, di capacità di elaborazione della realtà e della cultura ed evoluzioni delle Idee nei secoli. Il nuovo imperativo cate- gorico è
“imitare, eseguire e consumare”. Masetti, sensibile scrittore, è, forse, l’ultimo cantore di una certa visione epicurea della vita e nello stesso tempo di considerare il “racconto” ancora una forma di libertà, non solo nel descrivere, ma nel far conoscere il suo senso e significato, quasi di eterno adolescente, del miracolo e dell’incanto della Vita stessa nelle sue naturali, sognanti e semplici espressioni.

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