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Archive for ottobre 2022

Il trentesimo anno.
I primi 30 anni della Casa Museo Pietro Ghizzardi

Nell’autunno del 1992, 30 anni fa, Nives Pecchini Ghizzardi, nipote dell’artista Pietro Ghizzardi, decideva di aprire al pubblico la casa in cui il pittore e scrittore aveva vissuto gli ultimi anni della sua vita.
Da allora, la Casa Museo Pietro Ghizzardi è la sede della maggiore collezione delle opere dell’artista e del suo archivio storico, nonché punto di riferimento per istituzioni, collezionisti e appassionati in Italia e nel mondo ed è annoverata tra le dimore di persone illustri dell’Emilia Romagna censite dal Settore Patrimonio culturale della Regione Emilia-Romagna. Le attività svolte nel corso degli anni hanno portato lontano e ad un numero sempre maggiore di persone le opere e la figura di Pietro Ghizzardi.

Per festeggiare questo anniversario – a cui si sovrappone il 45° del Premio Viareggio Opera Prima per la narrativa a Mi richordo anchora, l’autobiografia dell’artista, stampata da Einaudi nel 1976 e ripubblicata da Quodlibet nel 2016 – nei mesi di novembre e dicembre la Casa Museo Pietro Ghizzardi riprende le attività in presenza dopo la lunga pausa imposta dalla pandemia e propone una serie di momenti di riflessione condivisa sul nostro artista, con l’ausilio e la guida di alcune studiose che hanno approfondito l’opera di Ghizzardi.Nel mese di novembre questa piccola ma significativa rassegna pensata per dare spazio a voci nuove che vanno ad alimentare il dibattito critico sulla produzione – artistica e letteraria – di Pietro Ghizzardi, si apre sabato 5 novembre, alla Biblioteca Comunale di Boretto 
con Sara Sermini, ricercatrice all’Université Paris Nanterre e poeta, che nel suo percorso di ricerca si è costantemente confrontata con la lingua e l’universo sociale e morale del nostro artista, che attraverso la sua scrittura emerge e che nella sua pittura ulteriormente si concreta.
Sabato 12 novembre, poi, Sara Sorrentino, che si è addottorata lo scorso anno con una tesi sulla scrittura dei semicolti all’Università di Genova, ha svolto ricerca approfondita nel nostro archivio e attualmente sta lavorando sugli inediti “Libri universali” di Ghizzardi, ci guida nello stile peculiare del nostro autore.
sabato 5 novembre 2022, ore 17:00
Biblioteca Comunale di Boretto
In parole povere. La lingua (dipinta) di Pietro Ghizzardi
Incontro con Sara Sermini, ricercatrice Université Paris Nanterre

sabato 12 novembre 2022, ore 17:00
Biblioteca Comunale di Boretto
I colori nelle parole: lo stile della prosa di Pietro Ghizzardi
Incontro con Sara Sorrentino, dottoressa di ricerca Università di Genova

Ingresso libero
Nei fine settimana indicati, la Casa Museo Pietro Ghizzardi è aperta alle visite guidate, come sempre esclusivamente su prenotazione al 3405072384 e a info@pietroghizzardi.com.
Tutte le info qui.

Le iniziative legate al 30° della Casa Museo Pietro Ghizzardi sono state realizzate con il patrocinio del Comune di Boretto.

Il calendario completo degli eventi di novembre è dicembre è disponibile a questo link.Pietro Ghizzardi a L’Arte Inquieta. L’urgenza della creazione
a Palazzo Magnani a Reggio Emilia dal 18 novembre
Venerdì 18 novembre, inaugura a Palazzo Magnani a Reggio Emilia la mostra L’Arte Inquieta. L’urgenza della creazione a cura di Giorgio Bedoni, Johann Feilacher e Claudio Spadoni.

La mostra si snoda attraverso un percorso espositivo che esplora il tema dell’identità, un’identità inquieta che interroga il nostro tempo, attraverso dipinti, sculture, disegni, grafiche e libri d’artista di 57 artisti, da Paul Klee a Anselm Kiefer, passando per Pietro GhizzardiCarla Accardi, Alighiero Boetti, Jean Dubuffet, Max Ernst, Alberto Giacometti, Keith Haring, Emilio Isgrò, Maria Lai, Antonio Ligabue, Zoran Music, Emil Nolde, Yves Tanguy.
Ghizzardi è presente con due opere – Donna (1960) e La bionda (1962) – appartenenti alla collezione della Casa Museo Pietro Ghizzardi.
La mostra sarà visitabile fino al 12 marzo 2023.
Dipinti a voce – Il Santuario ad ottobre si è conclusa – per ora! – la serie di #Dipintiavoce, la  rubrica video nata in pandemia e proseguita nel 2021 e nel 2022, per conoscere più da vicino le opere meno note e più sperimentali di Pietro Ghizzardi.
Il viaggio in dieci puntate è terminato con un’opera tarda, Il Santuario (1982), in cui l’artista si confronta con il tema del paesaggio – un paesaggio arcaico, surreale e spirituale -, raffigurando una scena utopica ed edenica che sembrà però in bilico: un presagio di inquietudine aleggia nell’atmosfera.
Quest’opera di grande formato su compensato – in cui Ghizzardi inserisce anche il proprio autoritratto senile – traduce in pittura il tormento e la preoccupazione che Ghizzardi nutriva nei confronti dell’industrializzazione che in quegli anni spazzava via ciò che rimaneva della civiltà contadina e che tanto spazio ha trovato nella sua produzione scritta.Un’angoscia in cui oggi possiamo riconoscerci. Il cambiamento climatico, la guerra in Ucraina e il paventato Olocausto nucleare ci pongono ancora una volta di fronte alla domanda che incalzava Ghizzardi nell’ultimo periodo della sua vita: qual è il prezzo che dovremo pagare per il nostro progresso?

Speriamo che questo excursus in dieci movimenti attraverso soggetti e temi ghizzardiani vi abbia permesso di conoscere qualcosa di nuovo e di diverso sul nostro artista!
Gli episodi precedenti si possono recuperare qui.Visite guidate + Catalogazione
Le visite guidate della Casa Museo Pietro Ghizzardi sempre si effettuano di preferenza nei fine settimana  ed esclusivamente su prenotazione al numero 3405072384 o via mail scrivendo a info@pietroghizzardi.com.
Gli orari di visita sono i seguenti:
sabato + domenica mattina: 10:00 – 12:30
sabato + domenica pomeriggio: 15:30 – 18:3
0Per ragioni legate alla gestione del personale tendiamo a limitare le visite individuali e a preferire quelle di piccoli gruppi (max. 5-7 persone).
 Rispetto all’attività di catalogazione delle opere di Pietro Ghizzardi, ricordiamo che la procedura è disponibile a questo link e che i possessori di opere attribuite all’artista che intendano intraprendere l’iter di catalogazione saranno ricevuti alla Casa Museo nei giorni ferialiesclusivamente su appuntamento da concordare al numero 3405072384 o via mail scrivendo all’indirizzo archivio@pietroghizzardi.com
.Si precisa che non si effettuano in alcun modo valutazioni né si forniscono pareri sulla base di fotografie delle opere inviate via mail o tramite altri canali  – digitali e non – che non contemplino l’analisi dal vivo dell’opera.

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A breve sugli schermi un film sul Maestro Nino Migliori diretto da Elisabetta Sgarbi che, con il suo cinema, omaggia la gente e le tradizioni dell’Emilia Romagna . Il Maestro Migliori ha avuto anche la Targa Volponi nel 2016 , un bellissimo ricordo

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Antonio Ligabue, tavola rotonda
Venerdì 4 novembre ore 17.30
Un momento di confronto e di racconto sulla figura di Antonio Ligabue e una delle sue opere principali, Autoritratto con cavalletto.
L’opera, esposta a Modena nella mostra Antonio Ligabue. L’ora senz’ombra, promossa da La Galleria di Bper Banca, verrà trasportata a Reggio Emilia e diventerà parte dell’esposizione di Palazzo Magnani L’arte Inquieta. L’urgenza della creazioneVenerdì 4 novembre al teatro della Fondazione Collegio San Carlo di Modena, i curatori delle due mostre Sandro Parmiggiani Giorgio Bedoni ci parleranno della scelta di creare un legame fisico e simbolico tra due esposizioni che dialogano su temi comuni quali l’inquietudine, la diversità e l’accettazione del sé. 
La tavola rotonda si concluderà con l’intervento di Chiara Bombardieri, responsabile dell’Archivio ex Ospedale Psichiatrico San Lazzaro di Reggio Emilia, che ricostruirà la storia personale di Ligabue e la sua tormentata vicenda psichiatrica.Al termine sarà possibile visitare l’esposizione Antonio Ligabue l’ora senz’ombra presso La Galleria BPER Banca (via Scudari 9, Modena).La partecipazione alla tavola rotonda è gratuita. Necessaria la prenotazione via mail a lagalleria@bper.it.

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Comunicato Stampa
 IMPERMANENZE I tanti volti dell’Io nelle opere di Simona Ragazzi e Raffaele Mazzamurro in mostra allo Spazio b5 di Bologna
 A cura di Emanuela Agnoli

SPAZIO B5 – VICOLO CATTANI 5/B, BOLOGNA

Dal 30 ottobre al 26 novembre

Dal 30 ottobre al 26 novembre 2022 lo Spazio b5 di Bologna ospiterà la mostra “Impermanenze” con le opere mai esposte prima di Simona Ragazzi e Raffaele Mazzamurro, a cura di Emanuela Agnoli. Un’esposizione che vuole raccontare, attraverso una selezione di oltre 20 lavori le tante sembianze dell’Io, con le sue continue metamorfosi. Ragazzi e Mazzamurro operano, così, un’indagine retrospettiva ricca di emozioni sulla continua trasformazione dell’essere umano e della natura, fatta di relazioni, di attese e silenzi, di equilibri precari.

L’approccio utilizzato dai due artisti è visibilmente differente: da un lato la Ragazzi propone un’arte figurativa, dall’altra Mazzamurro risulta essere più informale. I due diversi linguaggi artistici hanno, però, molteplici similitudini intellettuali ed espressive che generano un’interessante intesa mentale, la quale indurrà il visitatore della mostra a riflessioni uniche e intime.

L’artista bolognese Simona Ragazzi in “Impermanenze” approfondisce il tema dello scorrere del tempo e del cambiamento attraverso lavori scultorei in argilla e terracotta smaltata, fotografie e installazioni: al centro del suo lavoro figurativo ci sono gli esseri umani, uniti e accomunati da un perenne stato di evoluzione tra sentimenti e ricordi. Come si legge nel testo critico della curatrice Emanuela Agnoli “Le fotografie di Simona Ragazzi catturano uno stadio della creazione di quelle che diverranno opere tridimensionali (bassorilievi o a tuttotondo), ne cristallizzano l’istante della poesia: sono le Crisalidi. “Crisalide” (dal greco chrusos, oro) è metafora del cambiamento e simboleggia la rinascita, la speranza, il coraggio, la bellezza, ma anche la fuggevolezza della felicità. La condizione umana è come la crisalide: uno stato di passaggio, che collega il corpo materiale con l’anima e, nella consapevolezza della transitorietà della forma, l’intero ciclo di vita è un vero e proprio processo alchemico”.

Raffaele Mazzamurro – scultore e pittore bolognese – sceglie un linguaggio materico caratterizzato dai toni forti e drammatici. Nella sua arte Mazzamurro assembla listelli di legno di abete con colla e chiodi per poi bruciarli. Un percorso denso di significati: la cenere simboleggia la caducità e la morte, mentre il fuoco rappresenta la forza creatrice capace di trasformare e rigenerare la materia. “Nelle opere scultoree di Raffaele Mazzamurro, così come in quelle pittoriche, in cui la ricerca cromatica e la pulizia formale dimostrano una raggiunta maturità artistica, trova forma la poetica della relazione, dell’ascolto e delle parole incomprese. Nell’artista vi è tutta l’energia di chi, incredulo della noncuranza di chi non si ferma ad ascoltare, con l’instancabile capacità di accogliere, vuole fortemente donare qualcosa di sé agli altri, dedicare tempo e attenzione, con cura e gentilezza” – così afferma la curatrice della mostra.

Impermanenze vuole essere una via di fuga, uno spazio libero, dove l’atto della creazione di un’opera d’arte rappresenta la libertà, quell’innato desiderio di elevazione al quale l’essere umano aspira per tutta l’esistenza.

GLI ARTISTI

Simona Ragazzi nasce a Bologna, nel 1969, dove ancora oggi vive e lavora. Nel 1993 ha creato l’atelier d’arte Paese dei Balocchi. Artista eclettica, opera principalmente con la scultura alla quale abbina, con armonia, lavori grafici, pittorici, fotografici e installativi.

Raffaele Mazzamurro nasce a Bologna nel 1961, dove ancora oggi vive e lavora. Pittore e scultore, nel suo lavoro l’artista predilige un linguaggio fortemente denso fatto di colore e materia.

LA CURATRICE

Emanuela Agnoli è curatrice e giornalista pubblicista. Vive e lavora a Bologna dove da anni si occupa di arte contemporanea. Tra i numerosi progetti da lei seguiti: nel 2013 è stata ideatrice e curatrice di “L’Ombra di Lucio” e “Incontro con l’ombra” (Arte Fiera, Art White Night) dell’artista trevigiano Mario Martinelli, la cui opera-installazione rimane permanente sulla facciata della casa bolognese in cui viveva Lucio Dalla, a fianco del balcone che si affaccia su Piazza de’ Celestini. Da aprile 2014 fa parte del Centro Studi Giorgio Morandi.

SPAZIO B5

Spazio b5 Studio Store Creativo è nato nel 2018, nel centro di Bologna, da un’idea di Lorena Zuñiga Aguilera (architetto cilena) e Michele Levis (fotografo veneziano). Due professionisti che hanno messo a disposizione le proprie esperienze per trasformare un’ex galleria d’arte in uno spazio dedicato ai creativi. Uno spazio che sia la vetrina per artisti e designer più o meno affermati. Inoltre lo studio fornisce consulenza professionale per la realizzazione di progetti legati all’architettura, all’interior design e alla fotografia.

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 71^ Rassegna Internazionale d’Arte Premio G. B. Salvi
 SALVIFICA Il Sassoferrato e Nicola Samorìtra rito e ferita Palazzo degli ScalziSassoferrato (AN)28 ottobre 2022 – 15 gennaio 2023 
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 SALVIFICA. Il Sassoferrato e Nicola Samorì, tra rito e feritaIl manifesto della mostra è una sintesi grafica tra un’opera del G.B. Salvi e una di Nicola Samorì 
Venerdì 28 ottobre alle ore 17.00 a Palazzo degli Scalzi di Sassoferrato (AN) apre la settantunesima edizione della Rassegna Internazionale d’Arte | Premio G. B. Salvi con la mostra SALVIFICA. 
Il Sassoferrato e Nicola Samorìtra rito e ferita, a cura di Federica Facchini e Massimo Pulini, una monografica dell’artista contemporaneo Nicola Samorì in dialogo con dieci dipinti inediti di Giovanni Battista Salvi detto “il Sassoferrato”, pittore del XVII secolo.
 La Rassegna Internazionale d’Arte | Premio G. B. Salvi è la più longeva rassegna artistica italiano dopo la Biennale di Venezia e il Premio Michetti di Francavilla al Mare. Dedicata al più illustre cittadino sentinate, il pittore Giovanni Battista Salvi, ha rappresentato per anni un punto di riferimento, non solo regionale, nella ricerca artistica contemporanea, permettendo alla città marchigiana di costituire una ricca collezione che riesce a documentare le linee espressive più interessanti del Novecento italiano.Oggi, la storia della rassegna il suo patrimonio di opere, meritano di essere riconsiderati grazie ad un rinnovato impulso. Il rilancio della manifestazione non rinnega la storia e la memoria delle precedenti edizioni, anzi “storia” e “memoria” vengono poste al centro della rassegna.Partendo dalla profonda comprensione di quale fosse, in piena epoca barocca, la posizione estetica del Sassoferrato, i curatori hanno cercato nello scenario contemporaneo un ideale parallelo creativo.Il ruolo e le scelte del Salvi si distinsero per una ostinata ricerca pittorica orientata al recupero di valori rinascimentali, ponendosi in direzione contraria rispetto alle tendenze del suo tempo.A partire da questo assunto, e nell’ottica di un rilancio della rassegna capace di collegare idealmente passato e presente, i curatori Federica Facchini e Massimo Pulini, hanno individuato un artista dotato di un’analoga forza e coerenza creativa tali da permettere un dialogo serrato, ma aperto a molteplici letture.L’attenzione è stata posta sul lavoro di Nicola Samorì, artista che negli ultimi anni ha raggiunto un apprezzamento museale e critico di portata internazionale e il cui lavoro testimonia un incessanteoriginalissimo innesto tra la storia dell’arte passata e il tempo presente.All’artista romagnolo viene dunque dedicata la settantunesima edizione, invitandolo ad allestire una monografica presso la prestigiosa sede di Palazzo degli Scalzi dal 28 ottobre 2022 al 15 gennaio 2023.ImageNicola Samorì, La bocca X, 2022, olio su onice, 40 x 30 cm

Courtesy MONITOR Roma / Lisbona / Pereto La mostra SALVIFICA. Il Sassoferrato e Nicola Samorìtra rito e ferita permette di cogliere due artisti lontani nel tempo, Giovan Battista Salvi (Sassoferrato 1609-Roma 1685) e Nicola Samorì (Forlì, 1977), in un dialogo stringente, inedito e folgorante.Entrambi sono accomunati da vari aspetti, a partire dall’attitudine quasi ossessiva alla “ri-scrittura” di temi e modelli che si traduce in una rielaborazione continua e vorticosa delle immagini, che si offrono quasi con impavida sfrontatezza a circuitare tempo e memoria visiva. Ad accomunare i due artisti interviene inoltre una sorta di dipendenza dalle forme e una forte volontà di indagine nei meandri della pittura. Le 10 opere inedite del Sassoferrato permettono di tracciare una limpida costellazione dell’attività artistica del pittore. La sezione storica parte da due recenti scoperte di tele giovanili (un Amorino con chitarra e Tre putti e un tritone), eseguite quando ancora si trovava nella bottega romana del Domenichino, costituiscono un rarissimo esempio della sua formazione classicista.Verranno esposte redazioni inedite e autografe dell’Addoloratadell’Annunziata e del Salvator Mundi, iconografie che hanno determinato il successo dell’artista, spingendolo a una ossessiva ripetizione che non intaccò il suo mirabile talento esecutivo.Saranno anche in mostra varianti mai pubblicate della famosa Madonna col Bambino dormiente e la ritrovata Madonna col Bambino e san Giovannino, la migliore versione tra quelle finora conosciute di un’invenzione tarda.Si traccia in questo modo un coerente racconto dell’intero arco professionale del Sassoferrato e alcune opere, come la Vergine orante del manifesto, saranno poste a fianco delle intense interpretazioni eseguite per l’occasione da Nicola Samorì. È nella serie La bocca (2022) che si concretizza il dialogo più stretto di Samorì con il Salvi, esemplificandosi quel concetto di “ripetizione differente” espresso tanto dall’uno quanto dall’altro artista. Se per il sentinate la reiterazione di una immagine devozionale, sacra, pia, corrisponde a un mantra spirituale e salvifico – appunto – per l’artista ravennate diventa un’occasione per mostrare la lenta e progressiva consunzione della materia, dell’immagine, dell’identità: la ferita invade lentamente lo spazio e ci insegna che l’arte non è più qualcosa di confortante ma anche un qualcosa di destabilizzante purché faccia riflettere.Lucia (2019) è uno dei primi lavori che Samorì iniziava a realizzare attorno al geode. La santa offesa nello sguardo, Santa Lucia, qui mostra i segni evidenti del suo martirio. Il trauma si evidenzia tanto più ci si avvicina all’opera portando l’osservatore quasi ad uno sguardo interiore, alla scoperta di “cosa” abbia causato quel dramma. Samorì riesce a sconfinare dalla pittura alla scultura e viceversa, mostrandoci come dentro la voragine, dentro al buio, dentro al buco, ci sia possibilità di riscatto, di rinascita: il mistero della vita.Anche nella scultura con Artaud (2021) Samorì sceglie di riferirsi a un personaggio emblematico del Novecento, il drammaturgo francese teorizzatore del Teatro della Crudeltà, dove anche qui crudeltà non significa tortura e dolore, ma al contrario catarsi. Samorì rende visibile tutto questo attraverso un corpo arcuato, sofferente, emaciato, che si sfalda sotto i colpi di un disagio fisico e psicologico, sempre più frequente e manifesto nella società contemporanea.Altra scultura la Madonna del sasso (2022) rivela ancora il suo legame con l’antico, con suggestioni formali derivate da un bassorilievo del XV secolo, attribuito al Laurana. Anche qui la forma classica si sfalda, perde l’antica levigatezza per farsi scabrosa, bubbonica. Appare come se fosse realizzata con gli scarti delle opere che l’hanno preceduta. Una maternità anticlassica per eccellenza ma che ci suggerisce come anche dove non c’è bellezza ci possa essere amore e dolcezza. La mostra sarà accompagnata da un catalogo con i testi dei curatori Federica Facchini e Massimo Pulini e le immagini di tutte le opere esposte. ImageNicola Samorì, Senza titolo, 2021, alginato, pigmenti, 29,5 x 14 x 9 cm
Foto Rolando Paolo Guerzoni ImageGiovanni Battista Salvi detto Sassoferrato, Madonna col Bambino e San Giovannino
olio su tela, cm 74 x 60
Torino, Galleria Giamblanco INFO Evento:71^ Rassegna Internazionale d’Arte | Premio G. B. Salvi 
Mostra:SALVIFICAIl Sassoferrato e Nicola Samorìtra rito e ferita 
Mostra e catalogo a cura di:Federica Facchini e Massimo Pulini 
Date esposizione:28 ottobre 2022 – 15 gennaio 2023
 Inaugurazione:venerdì 28 ottobre, ore 17.00 
Sede espositiva: Palazzo degli ScalziPiazza Antonio Gramsci 160041 Sassoferrato (AN) 
Orari:venerdì, 15.30-18.30sabato e domenica, 10-13 | 15.30-18.30Mostra chiusa il 25 dicembre 2022 e 1 gennaio 2023 Ingresso:biglietto intero € 3,00             biglietto visite guidate € 5,00ridotto € 2,00 (ragazzi 7-14 anni; studenti universitari; ultra sessantacinquenni; soci del Touring Club Italiano su presentazione della tessera associativa; comitive di 10 o più persone)              
                     omaggio: bambini 0-6 anni, disabili con accompagnatore 

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