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Archive for the ‘Maestri della fotografia’ Category

La Città del Teatro

Via Tosco Romagnola, 656

Cascina

Dal 17/05/2024 al 19/05/2024

 artviewfestival.it

“Le protagoniste della fotografia al femminile” viste da Piero Colussi, Isabella Pedicini e Sabrina Pisu nella rassegna alla Città del Teatro in occasione del festival “Art View le donne nell’arte”
In contemporanea la mostra “Fotografe dagli Archivi Alinari”

Nomi che segnano la storia della fotografia: Tina Modotti, Francesca Woodman, Letizia Battaglia. A loro è dedicata “Occhi di donna”, rassegna curata e condotta dallo scrittore Roberto Ippolito, a Cascina (Pisa), alla Città del Teatro, in Via Tosco Romagnola 656, da venerdì 17 a domenica 19 maggio 2024 con ingresso libero su prenotazione.

“Le protagoniste della fotografia al femminile”, come recita il sottotitolo, sono viste rispettivamente da Piero Colussi, Isabella Pedicini e Sabrina Pisu, autori di libri su ognuna.

“Occhi di donna” propone tre vicende personali che incidono in epoche differenti. Con Tina Modotti (Udine 1896 – Città del Messico 1942) la fotografia si allontana dalla pittura ed entra nella sfera sociale, con Francesca Woodman (Denver 1958 – New York 1981) ha suggestioni surrealiste attraverso l’uso dello stesso corpo dell’artista, con Letizia Battaglia (Palermo 1935 – Palermo 2022) è direttamente sulla scena dei drammi dell’attualità. Piero Colussi, Isabella Pedicini e Sabrina Pisu approfondiscono e illustrano il loro cammino e la partecipazione con modalità diverse alle istanze femministe.

Articolo di Roberta Rocco su Pisa Today

https://www.pisatoday.it/eventi/occhi-di-donna-tina-modotti-francesca-woodman-letizia-battaglia-festival-art-view-cascina.html

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 Il museo Photo Elysée, parte del quartiere culturale di Losanna Plateforme 10, consacra un’esposizione alla fotografia surrealista di Man Ray. La mostra riunisce 188 fotografie provenienti da una collezione privata.

Quando si evoca il surrealismo e la fotografia “il nome di Man Ray appare inevitabilmente”, ha spiegato oggi davanti ai media la direttrice del museo Nathalie Herschdorfer. Con “Man Ray liberare la fotografia”, anche Photo Elysée vuole partecipare alle celebrazioni del centenario del movimento creato nel 1924 da André Breton. Il Museo cantonale di design e arti contemporanee applicate (mudac), situato nello stesso stabile, ha dato il via ai festeggiamenti a marzo. Mentre il Museo cantonale di Belle Arti (MCBA) seguirà ad aprile.

New York poi Parigi

Man Ray (1890-1976), all’anagrafe Emmanuel Radnitzsky, realizza le sue prime fotografie a New York negli anni 1910. Ma è nei due decenni seguenti, quando vive a Parigi, che abbandona l’idea di far carriera nella pittura e si dedica alla fotografia, un media che gli permetterà di andare al di là della rappresentazione della realtà.

L’esposizione, aperta da domani e fino al 4 agosto, si sofferma sugli anni 1920-30, nei quali Man Ray, vicino a Marcel Duchamp, frequenta la scena artistica parigina. Vi incontra Salvador Dalí, Paul Eluard, Georges Braque, Jean Cocteau e Tristan Tzara, e li fotografa nel suo studio. Quando conosce lo stilista Paul Poiret, inizia a scattare foto di moda. “In poco tempo guadagna parecchio”, osserva Herschdorfer.

Messa in scena

L’esposizione ripercorre le relazioni di Man Ray con le sue muse, che mette in scena. “L’amore, la sessualità sono temi che sono stati ampiamente descritti dai surrealisti”, ricorda la direttrice. Sulle pareti si susseguono così Lee Miller, Meret Oppenheim e Kiki de Montparnasse, la donna con le effe di violino dipinte sulla schiena nuda, uno scatto venduto per la cifra record di 12 milioni di dollari.

L’artista sperimenta ed esplora numerose tecniche quale la stampa a contatto che consiste nel posare un negativo direttamente sulla carta fotosensibile.

L’esposizione, realizzata a partire da una collezione privata anonima, mostrata finora sono in Asia, presenta alcune foto emblematiche di Man Ray. Certe stampe risalgono agli anni Venti o Trenta – spesso di piccolo formato – mentre altre sono state rielaborate dall’artista in un secondo momento, pratica che è proseguita anche dopo la sua morte. Circa l’80% delle foto in mostra sono state realizzate durante la sua vita, ha precisato il museo.

Cindy Sherman e Marclay

Seguendo il fil rouge del “ritratto”, Photo Elysée dedica in parallelo anche una mostra alla fotografa americana Cindy Sherman e ai suoi volti ricomposti.

Mentre l’artista multimediale svizzero-statunitense Christian Marclay e gli studenti della Scuola cantonale d’arte di Losanna (ECAL) esplorano gli scatti del Photomaton (cabina fotografica) del museo. Un progetto di ricerca sui “dati” completerà il programma.

Di più:

https://www.swissinfo.ch/ita/photo-elys%C3%A9e%3A-man-ray-fra-ritratti-e-sperimentazione/74492337

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In mostra le celebri “Vedute di Roma”, dalle acqueforti del Settecento agli scatti di un maestro della fotografia di architettura e paesaggio urbano.

Redazione Fotocult di Redazione Fotocult

Gabriele Basilico, Piazza Navona © Archivio Gabriele Basilico, Milano
Gabriele Basilico, Piazza Navona © Archivio Gabriele Basilico, Milano

Lonato del Garda (BS)

Dal 23 marzo al 23 giugno 2024

A partire dal 1748 l’incisore e architetto veneto Giovanni Battista Piranesi (Venezia, 1720 – Roma, 1778) produsse una raccolta di acqueforti successivamente divenuta celebre in tutto il mondo: Vedute di Roma. Più di duecento anni dopo, nel 1989, il fotografo Gabriele Basilico (Milano, 1944 – Milano, 2013) scelse lo stesso titolo per un reportage fotografico realizzato per conto della rivista svizzera DU e nel 2010 fu incaricato dalla Fondazione Cini di Venezia di rileggere le settecentesche Vedute di Roma di Piranesi nella città metropolitana all’alba del terzo millennio. Da quest’ultimo progetto trae origine l’idea della mostra Piranesi | Basilico. Vedute di Roma in corso a Lonato del Garda presso la Fondazione Ugo Da Como.

Piranesi | Basilico. Vedute di Roma

  • Fondazione Ugo Da Como, via Rocca, 2 – Lonato del Garda (BS)
  • dal 23 marzo al 23 giugno 2024
  • lun-dom 10-17
  • intero 5 euro, gratuito per i residenti
  • www.fondazioneugodacomo.i

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Dal 29 marzo, presso il Terminal Mario Dondero di Fermo, si può ammirare la mostra retrospettiva dedicata all’eclettico fotografo Luigi Crocenzi, appassionato di letteratura e cinema, uno dei più importanti promotori in Italia delle teorie del foto-racconto e della fotografia intesa come linguaggio visivo. La mostra “Luigi Crocenzi. Parlare per immagini. Dal foto-racconto alla sceneggiatura” resterà aperta fino al 5 maggio 2024. Il percorso espositivo offre al pubblico un’ampia rassegna delle molteplici attività condotte tra il dopoguerra e gli anni Settanta da Crocenzi e dal Centro per la Cultura nella Fotografia (CCF) da lui fondato nel 1954, iniziative che costituiscono ancora oggi uno dei capitoli più affascinanti e meno indagati della storia della fotografia del nostro paese e dei rapporti tra letteratura e fotografia. 


“I fotografi saranno gli scrittori, gli storici e i poeti della nostra società” e il loro pensiero sarà compreso “da milioni di persone in tutto il mondo”, scriveva Luigi Crocenzi nel 1957, accarezzando un ambizioso progetto di democratizzazione e diffusione del sapere e della cultura attraverso la nascita di un linguaggio per immagini fotografiche universale e accessibile a tutti. Tale concezione della fotografia, se da una parte costituiva un netto salto di qualità rispetto all’idealismo autoreferenziale e alla logica salonistica di Giuseppe Cavalli e del circuito fotoamatoriale degli anni Cinquanta con cui Crocenzi collaborò per diversi anni, dall’altra trovava un terreno fertile nelle esperienze che in vari paesi europei stavano portando avanti figure carismatiche come Albert Plécy, Paul Sonthonnax, H. Craeybeckx, Edward Steichen e vari esponenti del dipartimento di fotografia dell’UNESCO, con cui Crocenzi stabilì interessanti rapporti di collaborazione. 


La mostra, curata da Marco Andreani e Pacifico D’Ercoli, è promossa da Regione Marche, Comune di Fermo e Fondazione Cassa di Risparmio di Fermo, con il sostegno di CRAF (Centro di Ricerca e Archiviazione della Fotografia), Associazione Altidona Belvedere / Fototeca provinciale di Fermo, Università Popolare e Fotocineclub di Fermo. L’organizzazione è di Maggioli Cultura e Turismo. Il progetto è una delle tappe salienti delle celebrazioni promosse dal Comitato per il Centenario della nascita del fotografo di Montegranaro, avviate lo scorso anno con i due convegni di Fermo e Porto San Giorgio, preziose occasioni di approfondimento e di indagine su uno degli autori e degli intellettuali di primissimo piano della storia della fotografia italiana. I numerosi materiali in mostra, provenienti dall’Archivio Crocenzi del CRAF di Spilimbergo o emersi da vari archivi disseminati sul territorio nazionale, mettono chiaramente in luce come Luigi Crocenzi fu in grado non solo di entrare in contatto con alcune delle punte più avanzate del rinnovamento culturale italiano (Elio Vittorini e la rivista «Il Politecnico», il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma di Luigi Chiarini e Umberto Barbaro, Enzo Santarelli e Cesare Zavattini, per citarne alcuni), ma anche di intercettare le esperienze più innovative che si stavano parallelamente svolgendo in Europa.

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Brassai: l’occhio di Parigi (fino al 6 giugno) a Milano Palazzo Reale

E’ sempre una grande lezione di stile visitare le mostre di Brassai (Gyula Halász , Brașov, 9 settembre 1899 – Èze, 8 luglio 1984)

La mostra, realizzata in collaborazione con l’Estate Brassaï e curata da Philippe Ribeyrolles, studioso nonché nipote del grande fotografo, presenterà attraverso più di 200 stampe d’epoca un approfondito e inedito sguardo sull’opera di Brassaï, con particolare attenzione alle famosissime immagini dedicate alla capitale francese e alla sua vita.

Ungherese di nascita, ma parigino d’adozione, Brassaï è stato uno dei protagonisti della fotografia mondiale, definito dall’amico Henry Miller “l’occhio vivo” della fotografia. In stretta relazione con artisti quali Picasso, Dalì e Matisse, e vicino al movimento surrealista, a partire dal 1924 fu partecipe del grande fermento culturale che investì Parigi in quegli anni.

Le sue fotografie dedicate alla vita della capitale – dai quartieri operai ai grandi monumenti simbolo, dalla moda ai ritratti degli amici artisti, fino ai graffiti e alla vita notturna – sono oggi immagini iconiche che nell’immaginario collettivo identificano immediatamente il volto di Parigi.

Una foto di Brassai del 1932

https://www.palazzorealemilano.it/mostre/locchio-di-parigi?fbclid=IwAR1tLS8SH76V4R7j1USorkcx4HHjinXCZdROPcn2Tf3RjAM7GlSJgJEkwIw

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