Il ciclo delle Metope dei Musei del Duomo di Modena : fonti e significati
Nel museo lapidario del Duomo di Modena sono custoditi una serie di rilievi che in origine ornavano la cattedrale, quali antefisse dei contrafforti esterni della navata centrale. Essi rilevano una impostazione figurativa comune, in ciascuna lastra, su un fondo pressochè liscio, trova posto una figura principale (due nel caso degli Antipodi) , a volte affiancata da animali o elementi vegetali che completano la scena. Per la loro omogeneità stilistico-compositiva, il ciclo è attribuito ad un unico artista, noto come ” Maestro delle Metope” , attivo agli inizi del 12 secolo, la sua abilità si rileva nella capacità di conferire dinamismo anche ad immagini statiche e nell’armoniosità della loro collocazione, nello spazio compresso della Metopa. La difficoltà interpretativa del ciclo ha da sempre animato la discussione critica, trovando solo di recente ipotesi lettura convincenti che collegano l’intero complesso delle sculture del Duomo alla rappresentazione Medioevale del cosmo, quale solitamente si rinviene nelle “Mappae mundi” . In particolare, il gruppo delle Metope , raffigurerebbe alcuni tra i popoli lontani che vivono ai margini del globo dei quali tanto si favoleggiava durante il Medioevo ma di cui rare o nulle erano le testimonianze dirette.
Per rappresentarli si faceva riferimento ad alcuni testi assai diffusi, quali il Fisiologo (2-4 secolo) le Etymologiae di Isidoro di Siviglia (7 secolo) il Liber Monstrorum (8-9 secolo) e di Bestiari (12-14 secolo) . Le Mappaemundi erano rappresentazioni condensate del sapere dell’età medioevale, su ampie pergamene si raffigurava la terra non topograficamente ma collocando in essa le immagini degli eventi salienti della storia, della Bibbia e di soggetti principali delle Enciclopedie.
Su questi preziosi manufatti tutto ciò che era degno di essere ricordato, in essi lo spazio fisico e il tempo si congiungevano ,unendo in un’unica raffigurazione eventi e luoghi distanti tra loro senza avvalersi di coordinate matematico-astronomiche, ma in base a criteri di importanza e affinità dei soggetti. Non erano mappe utili per i viaggi o immagini fedeli della natura, ma vere illustrazioni artistiche di una concezione del cosmo. Utile supporto per l’insegnamento, venivano appese nelle Biblioteche o come pale d’altare all’interno delle chiese. I popoli lontani presenti quali mirabilia del creato sono collocati ai margini esterni del globo terrestre. le loro stranezze fisiche e bizzarre abitudini vengono elencate perchè incuriosiscono, incutono timore, ma sono comunque considerate parte del progetto divino come spiega Agostino nella “Città di Dio” (16,8) . Dio ha creato tutti gli esseri, anche quelli mostruosi che, anzi, contribuiscono alla varietà del mondo e sono complementari agli altri uomini, originando in tal modo l’armonia dell’universo. Le sculture del Duomo, dando spazio a tante tipologie umane, animali e vegetali, esemplificano che nessun essere vivente è esente dalla grazia divina. Dalle mappe, ai libri, alla sculture, tutta l’Arte del Medioevo indaga l’infinito modo che ha la Natura di proporsi in una varietà che, non solo sorprende e suscita stupore, ma da cui è possibile trarre ammaestramenti. Mediante esempi e modelli, anche di mondi lontani, si riflette su sè stessi, su ciò in cui si crede e si valutano i comportamenti migliori da imitare e da rifuggire. Le Metope dunque non costituiscono un insieme di immagini bizzarre, scolpite per un gusto del mostruoso fine a sè stesso, ma un omaggio alla varietà multiforme degli esseri che abitano la terra che si offrendosi allo spettatore come fonte di riflessione sull’agire umano.
Giovanna Caselgrandi
Consideriamo l’arte classica medioevale e la sua comunicazione senza cinema, tv o video e sopratutto senza luce che illumina diffusamente una superficie permettendone la visibilità . Il maestro Migliori riflette sulla luce e illumina con una candela le Metope del Duomo di Modena per consentirne una lettura a luce radente con zone d’ombra. Nei pannelli i riferimenti delle opere alle descrizioni dei bestiari medioevali . E’ un lavoro che si ispira a Brassai, e ci invita ad una lettura delle nostre opere d’arte di cui siamo i depositari nella nostra bella Italia. Fino al 15 giugno alla galleria civica di Modena. Ingresso gratuito. Roberta Ricci
Un frammento dell’intervista rilasciata a Michele Smargiassi da Nino Migliori