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Archive for giugno 2023

di Lucia Antista (Artslife)

RUTH ORKIN. Una nuova scoperta
Torino, Musei Reali | Sale Chiablese (Piazzetta Reale)
17 marzo – 16 luglio 2023
www.mostraruthorkin.it

Ruth Orkin, Boy on Reservoir, Central Park, New York City, 1960, Modern print, 2021 © Ruth Orkin Photo Archive

Fino al 16 luglio 2023, le Sale Chiablese dei Musei Reali di Torino ospitano la più vasta antologica mai organizzata in Italia per la fotografa americana Ruth Orkin

Un padre che porge l’anguria alla figlia, due poliziotti che fanno cordone attorno a un materasso logoro abbandonato per strada, cani e persone immortalati dall’alto. È la vita che ci passa accanto, quella sfocata dai pensieri al bordo del nostro sguardo obliquo, quella che Ruth Orkin amava fotografare. 

Nacque a Boston, nel 1921, da Mary Ruby, un’attrice di cinema muto, e Samuel Orkin, un produttore di barche giocattolo. La famiglia si trasferì a Hollywood quando lei era ancora molto giovane e i suoi decenni formativi coincisero con l’ascesa dell’industria cinematografica statunitense galvanizzata dalla prosperità economica dell’epoca.

Aveva solo dieci anni quando ricevette la sua prima macchina fotografica: una Univex da 39 centesimi utilizzata soprattutto per fotografare i suoi compagni di scuola e gli insegnanti. Aveva solo 17 anni quando decise di attraversare in bicicletta gli Stati Uniti, fino a New York City, per vedere la Fiera Mondiale del 1939, in quello che probabilmente è stato il suo primo reportage fotografico.

La fotografia, in pratica, aveva sempre scandito i momenti più significativi, forse anche quelli meno appaganti, della sua vita ma la sua vera passione era il mondo del cinema. Dopo essersi brevemente iscritta al Los Angeles City College, ed aver lavorato per la Metro-Goldwyn-Mayer come “message girl”, capì che occuparsi di fotografia e regia nel mondo del cinema non sarebbe stato semplice. Di fronte alle numerose difficoltà decise quindi di arruolarsi nel Women’s Auxiliary Army Corps.

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Ruth Orkin, o la fotografia che va in scena

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60 anni della nostra storia e di quella del mondo, negli scatti esposti al Palazzo Reale di Milano fino al 6 settembre. Tutti in bianco e nero, firmati da Mario Dondero, uno dei più grandi fotografi italiani del Novecento

Di Redazione Online 23 giugno 2023

https://style.corriere.it/spettacoli/mostre/mario-dondero-mostra-milano/mario dondero mostra milano

Mario Dondero (1928-2015) è protagonista della retrospettiva gratuita aperta fino al 6 settembre. Qui sopra, Il ritratto di un giovane combattente repubblicano scomparso in una fossa comune di Franco, Malaga 2001

Si intitola La libertà e l’impegno. È la retrospettiva di Mario Dondero, fotografo genovese cresciuto a Milano (ha studiato al Liceo Berchet) e negli ultimi anni vissuto nella Marche dove oggi c’è il suo Archivio Fotografico. Archivio composto da circa 250.000 diapositive a colori e 350.000 negativi in bianco e nero, qualche migliaio di stampe, 199 quaderni di appunti e annotazioni. Sessanta anni di storia e cultura italiana e internazionale – Mario Dondero ha viaggiato tantissimo e ovunque – che copre un arco di tempo dal 1954 al 2015.

Milano gli rende omaggio e, forse, con questa antologica prova a farlo conoscere ai giovani che amava, attraverso una selezione di immagini note e meno note raccolte in 10 sale tematiche e proposte al pubblico con il criterio dei luoghi geografici e dei groupage di ritratti. Dondero ha fatto del fotogiornalismo sociale la sua chiave stilistica, ha raccontato attraverso l’empatia, la sensibilità e l’impegno sociale i suoi valori. Diceva: «Con la fotografia io cerco la verità, il reportage deve avere autenticità (…) il troppo stile uccide la verità».

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La fotografia protagonista dell’estate in Emilia-Romagna, da Doisneau ad Andrea Gursky e Marco Pesaresi

L’Emilia-Romagna che si rialza non smette di stupire e presenta una stagione all’insegna di grandi eventi dedicati alla fotografia, dalle mostre imperdibili ai festival internazionali – Grandi nomi come Robert Doisneau, Vincent Peters, Ivor Prickett, accanto agli scatti iconici di Roberto Masotti, Mark Allan e Andrea Gursky e le immagini che raccontano la storia della balneazione a Rimini allestite sulla battigia – Infine, aspettando il festival internazionale SI FEST a settembre a Savignano (FC), si apre la mostra fotografica di Marco Pesaresi in due sedi, Rimini e Savignano
Il celebre Robert Doisneau a Riccione, l’iconico Vincent Peters a Bologna, il fotoreporter Ivor Prickett a Reggio Emilia, i fotografi delle star musicali: Roberto Masotti, Mark Allan e Andreas Gursky a Ravenna e Bologna, la mostra sulla battigia a Rimini e infine, le mostre di Marco Pesaresi in due sedi, Rimini e Savignano, aspettando il festival internazionale della fotografia SI FEST ospitato a settembre proprio in quest’ultima località.
L’Emilia-Romagna presenta un’estate di eventi incentrati sull’ottava arte, con grandi nomi e celebrazioni, confermando il ruolo che si è ritagliata negli ultimi anni nel circuito dei più importanti eventi fotografici in Europa.
Un’offerta che arricchisce il patrimonio fotografico dell’Emilia-Romagna, terra che è sempre più profondamente vocàta alla fotografia, come dimostra anche Photo Valley, la prima, completa, mappatura di tutto quello che ruota attorno alla fotografia in regione, realizzata nel 2021 e scaricabile al link: https://www.travelemiliaromagna.it/photovalley/.

Riccione. Non ha bisogno di presentazioni il grande fotografo francese Robert Doisneau a cui Riccione dedica la mostra “Un certain Robert Doisneau”. Doisneau è uno dei principali rappresentanti della fotografia umanista e tra i più apprezzati del XX secolo, autore del celebre Bacio all’Hôtel de Ville, una delle foto più iconiche di Parigi e del secondo Novecento. Dal 22 giugno al 12 novembre nei rinnovati spazi di Villa Mussolini sarà possibile ammirare oltre 140 immagini in bianco e nero e a colori, dagli anni ’30 alla fine degli anni ’80. Dalle vicende biografiche al ritratto del 1985 nel suo atelier di Montrouge, dalla sezione Paris alla banlieue dove Doisneau è nato e cresciuto. Segue Les parisiens, dedicata al popolo parigino, mentre la sezione Les enfants raccoglie una serie di foto che testimoniano l’attenzione per l’infanzia che Doisneau ha portato sempre con sé. Con la sezione Vogue si viene introdotti agli eventi mondani di cui Doisneau coglie raffinatezza e futilità. Il percorso espositivo si conclude con i ritratti delle Célebrités del suo tempo, alle quali era legato da una sincera amicizia: da Alberto Giacometti a Sabine Azéma, da Blaise Cendrars a Colette, da Jacques Prévert a Simone de Beauvoir, da Fernand Léger a Georges Braque, da Jean Cocteau a Pablo Picasso.

Rimini. Dal 1 luglio al 31 agosto la mostra fotografica a Rimini è ‘diffusa’ sulla spiaggia. Dal titolo “Tutti al mare (1843-2023). 180 anni in vacanza a Rimini” la mostra arricchisce la passeggiata in riva al mare attraverso 180 anni di storia balneare.
Dal bagno 47 al bagno 100, 100 plance, quasi 200 fotografie, oltre 20 manifesti accompagnano lo spettatore lungo due secoli di curiosità, luoghi e abitudini a partire dal 1843, fino ad oggi. 2,5 km di immagini divise in 8 sezioni dagli albori della vita balneare con il primo avviso che promuove l’apertura del primo “Stabilimento privilegiato di Bagni Marittimi in Rimini” (1843) e la prima immagine xilografica dello Stabilimento ricavata dall’avviso pubblicitario per la stagione 1847 (entrambi dalla collezione Gambetti della Biblioteca Gambalunga) per poi proseguire con i costumi, il lungomare, le architetture, i giochi, i personaggi.

Ravenna. Al “fotografo della musica” Roberto Masotti, scomparso nel 2022, Ravenna Festival dedica la mostra “You Tourned the Tables on Me”, curata dalla compagna Silvia Lelli. Dal 22 giugno al 30 settembre la mostra (riprogrammata grazie alla collaborazione della Direzione Regionale Musei Emilia-Romagna da Lugo, sede primaria dell’esposizione colpita dall’alluvione, a Ravenna) al Museo Nazionale di Ravenna (via San Vitale 17), espone 115 ritratti di musicisti contemporanei, da Juan Hidalgo a Philip Glass, da Luciano Berio a John Cage, da Michael Nyman a Steve Lacy, Demetrio Stratos, Brian Eno. Tutti fotografati con un tavolino, un vecchio e malconcio oggetto di arredo, co-protagonista di un percorso fotografico che solo uno spirito visionario, tenace e ironico come quello di Masotti poteva concepire.

Bologna. È “sbarcato” per la prima volta in Italia il fotografo Andreas Gursky, che espone al MAST di Bologna, fino al 7 gennaio 2024, con la mostra dal titolo “Andreas Gursky. Visual Spaces of Today”, prima antologica italiana, a ingresso gratuito. La mostra segna l’inizio della celebrazione dei 10 anni dalla Fondazione del MAST e comprende 40 immagini dell’artista che vive e lavora a Düsseldorf. Si abbraccia un arco di tempo che va dai primi lavori (Krefeld, Hühner, 1989) alle opere più recenti (V&R II e V&R III, 2022), copre grandi distanze tra Salerno (1990) e Hong Kong (2020) e combina la moderna industria del turismo (Rimini, 2003) con processi di produzione millenari (Salinas, 2021). Gursky è considerato uno dei maggiori artisti del nostro tempo. Il suo nome, in particolare negli anni Novanta, è stato associato alle fotografie di grande formato. Le sue immagini sono oggi divenute vere e proprie icone contemporanee e hanno contribuito a stabilire lo status della fotografia come arte e quindi come oggetto di collezione sia per i musei sia per i privati.
Sempre a Bologna il Museo internazionale e biblioteca della musica ospita fino al 10 settembre 2023 It’s (NOT) “Only Rock’n’Roll. Le foto di Mark Allan”, prima mostra a presentare in Italia il lavoro di Mark Allan, decano della fotografia musicale e fotografo ufficiale del Barbican Centre di Londra. Si tratta di uno degli spazi internazionali più importanti per la musica, la danza e il teatro, per il quale Allan ha ritratto, in 30 anni di carriera, tutti i grandi protagonisti della musica classica e sinfonica internazionale. In esposizione 48 degli scatti più iconici realizzati dal fotografo britannico tra gli anni Ottanta e Duemila, che svelano la sua grande passione per la musica rock, da David Bowie, seduto in spiaggia su una sedia a sdraio che gioca con secchiello, paletta e sabbia, a Grace Jones femme fatale, a Freddie Mercury durante le registrazioni del Live Aid, passando per gli scatti agli U2 negli studi di Radio Times, i concerti di Madonna, Metallica, Paul McCartney, Sex Pistols, Lou Reed, Rolling Stones, Britney Spears, Bruce Springsteen, Tina Turner, The Who, e gli incontri unici come quello con Amy Winehouse.

Reggio Emilia. La Collezione Maramotti di Reggio Emilia ospita fino al 30 luglio la prima mostra in Italia del fotogiornalista irlandese Ivor Prickett, nato a Cork nel 1983. Prickett è un fotografo di guerra e in mostra saranno esposti oltre 50 scatti in scenari di conflitto dal 2006 al 2022. In particolare, l’occhio dell’artista si sofferma sul post-guerra e sulle catastrofiche conseguenze che colpiscono le popolazioni al termine del conflitto. Fino al (manca data) la sezione di fotografia di Palazzo dei Musei a Reggio Emilia propone una nuova mostra, curata da Ilaria Campioli, che a partire dall’opera di Luigi Ghirri, uno dei più grandi maestri della fotografia italiana la cui fama ha oltrepassato i confini nazionali, esamina diverse sperimentazioni fotografiche intorno al tema della natura.

Di più: https://www.aptservizi.com/la-fotografia-protagonista-dellestate-in-emilia-romagna-da-doisneau-ad-andrea-gursky-e-marco-pesaresi/

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Ingigantisce macchie, muffe,polvere e batteri: la ricerca fotografica di Fontcuberta in mostra a Roma, alle Zitelle

 Fabio Petrelli (Artribune)

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Joan Fontcuberta, Trauma, 2022, Cultura di polvere, Roma, 2023
Joan Fontcuberta, Trauma, 2022, Cultura di polvere, Roma, 2023
Joan Fontcuberta, Cultura di polvere, installation view at ICCD, Roma, 2023
Joan Fontcuberta, Cultura di polvere, installation view at ICCD, Roma, 2023

Nello spazio espositivo dell’ICCD (Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione), all’ex chiesa delle Zitelle di Roma, Joan Fontcuberta (Barcellona, 1955) mette in scena la sua Cultura di polvere. In mostra, le 12 lightbox di grande formato realizzate dall’artista spagnolo nel corso della sua residenza in ICCD, che gli ha permesso di dialogare con le collezioni storiche e restituire un lavoro surreale, che pone interrogativi sull’immortalità della fotografia e sul senso tragico del tempo.

La mostra di Joan Fontcuberta a Roma

Anche la fotografia muore. Ingiallita, lacerata e declinata al tempo che severo scorre, diventa nuova forma, habitat reale di microorganismi che divorano la vita. La morte, come sottolinea Vladimir Jankélévitch, è una magia tutta naturale, poiché è letteralmente extra ordinem. Difatti, il nuovo lavoro di Fontcuberta, che rientra tra i progetti vincitori del PAC2021 – Piano per l’Arte Contemporanea, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, consiste nell’appropriazione, nella selezione e nell’ingrandimento di alcuni dettagli tratti da negativi deteriorati, appartenuti al principe Francesco Chigi Albani della Rovere, conservati in ICCD; attraverso un’operazione effettuata dall’artista, acquisiscono una fisionomia nuova. Fontcuberta ingigantisce macchie, graffi, muffe, polvere e batteri presenti sui fotogrammi del fondo Chigi, dando vita a paesaggi surreali, macabri, lenticolari e microbici che divengono una evoluzione contemporanea dell’antico motivo della Vantis, che vede nelle opere di Hans Baldung Grien o del Maestro dell’alto Reno l’espressione cinquecentesca più articolata e macabra.

Nome eventoJoan Fontcuberta – Cultura di polvere
Vernissage04/05/2023 ore 18
Duratadal 04/05/2023 al 29/09/2023
AutoreJoan Fontcuberta
CuratoreFrancesca Fabiani
Generifotografia, personale
Spazio espositivoICCD – ISTITUTO CENTRALE PER IL CATALOGO E LA DOCUMENTAZIONE MIBAC
IndirizzoVia di San Michele, 18 – Roma 

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Teatro Arena del Sole in Via dell’Indipendenza 44

In occasione della mostra Yōkai. Le antiche stampe dei mostri giapponesiBologna ospita per due giorni, per la prima volta in Europa, lo spettacolo The Life of Hokusai, un grande show di performing art per commemorare i 260 anni dalla nascita di Katsushika Hokusai, forse il pittore giapponese più famoso al mondo. Due giorni di spettacolo, il 30 giugno e il primo luglio 2023, con quattro repliche, al Teatro Arena del Sole, per raccontare attraverso la danza, la musica e la poesia, la vita del grande maestro, padre della pittura giapponese: un uomo, un genio, un folle che arrivò a considerarsi la connessione tra le energie celesti e quelle terrene…addirittura l’incarnazione di un drago. 

Magia e colori si abbattono sul palco con l’impeto de La grande onda di Kanagawa, il capolavoro assoluto di Hokusai, immergendo gli spettatori in un viaggio tra le valli, le montagne, i fiumi e la maestosità della natura che hanno così profondamente ispirato la sua arte, nonché tra i demoni e le ombre che l’hanno resa per lui l’impresa alla quale devolversi con vorace maniacalità fino alla morte. 

La spettacolare opera è stata ideata dal produttore Shin Sugimoto e dal performer di fama mondiale Katsumi Sakakura, con la partecipazione del regista Kento Shimizu e la collaborazione di Takashi Okazaki, character designer molto popolare per il suo lavoro sul leggendario anime di samurai hip-hop “Afro Samurai” e sul film della DC Comics “Ninja Batman”. E’ una produzione Global Business Labo in collaborazione, per l’Italia, con Vertigo Syndrome.

Il progetto era stato preparato nel 2020, ma causa dello scoppiare della pandemia, fu necessario interrompere temporaneamente la produzione teatrale e si decise di far realizzare al regista Kento Shimizu un documentario, registrando la performance degli artisti davanti a un palco senza pubblico. Il documentario è disponibile dal 6 aprile sulla piattaforma Amazon Prime Japan, USA e UK. 

I biglietti per lo spettacolo hanno 5 fasce di prezzo (Galleria 15 euro, Palchi di Secondo Ordine 25 euro, Palchi di primo Ordine e Platea 35 euro, Biglietto Vip Gold 84,53 euro e Vip Premium 93,87 euro) e possono essere acquistati direttamente in mostra, alla biglietteria di Yōkai. Le antiche stampe dei mostri giapponesi, in Palazzo Pallavicini, oppure online, con diritto di prevendita.

Con l’acquisto del biglietto VIP, i visitatori dello show, sia nella replica pomeridiana che in quella serale, potranno partecipare ad una degustazione di sake guidata da un kikizakeshi, ovvero un sommelier della bevanda alcolica più rappresentativa del Sol Levante. I partecipanti all’assaggio, che si terrà alle 19.30, ne scopriranno tutte le caratteristiche più importanti, nonché il modo “più giapponese” per assaporarlo.

Nella giorata di domenica 25 giugno, il protagonista e direttore artistico dello spettacolo Katsumi Sakakura, che è coreografo e performer di budō, l’arte marziale giapponese in cui “movimento, ritmo e spirito” convergono in uno stile unico e particolare, terrà una masterclass sulla sua personale interpretazione del budō legato alla danza e al teatro. Al ristretto numero di partecipanti, parlerà inoltre dell’influenza del Wabi-Sabi, l’estetica della bellezza imperfetta giapponese e delle arti visive, in particolare dell’opera del maestro e genio Katsushika Hokusai. La mastercass si terrà al Teatro del Baraccano, sempre a Bologna, avrà la durata di 2 ore (ore 10.00-12.00), sarà in giapponese con traduzione in italiano e inglese ed avrà un costo di 100 euro. 

ORARI: primo spettacolo ore 18.00, secondo spettacolo ore 21.00

COSTO DEL BIGLIETTO: I biglietti per lo spettacolo e quelli per la masterclass si possono acquistare sul sito italiano dello spettacolo (https://hokusai.world/ITA.html), su quello della mostra (www.mostrigiapponesi.it) o su Tickettando (www.tickettando.it), con promozioni speciali per chi partecipa ad entrambi

SITO UFFICIALE: http://hokusai.world/ITA.html


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